Breve intervista al compositore Marco Frisina

La preghiera musicata e cantata




Anche al profano le melodie e le parole di “Anima Christi”, del “Magnificat” (sublime quello cantato da Mina) o di “Totus tuus”, composte da mons. Marco Frisina, non dispiacciono. Classe 1954, diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia nel 1978, sacerdote dal 1979 e autore di decine di opere – tra oratori, canti religiosi e colonne sonore – Marco Frisina è un impegnato direttore d’orchestra, nonché docente presso la Pontificia Università Lateranense e l’Università della Santa Croce.
Abbiamo avuto modo di scambiare con lui (disponibile e tranquillo) qualche parola, prima della S. Messa in onore della Beata Vergine, su invito del Parroco don Roberto Rosa – Trieste, Parrocchia San Giacomo Apostolo, 30 maggio 2015.

Che relazione hanno le sue composizioni musicali con la preghiera?

La musica sacra e liturgica è essenzialmente preghiera cantata e musicata. E, anzi, la musica dà alla preghiera una profondità e un’altezza maggiore, ampliando i sentimenti contenuti e le emozioni dell’orazione.

Come sopraggiunge l’ispirazione?

Se la musica è sacra e liturgica, indubbiamente la preghiera è necessaria. È necessaria anche perché bisogna entrare in sintonia col testo che si musica o con la celebrazione che si anima. Non credo sia possibile per un non credente o un agnostico mettersi a fare della musica sacra. Lo può fare come un’esercitazione accademica, ma non avrebbe la stessa intensità.

Che differenza c’è tra musica sacra, liturgica e profana?

Sono a diversi livelli. La musica profana è, indubbiamente, una musica che si pone solo al servizio dell’uomo e delle sue esigenze. La musica sacra non solo ha un testo sacro, ma deve avere un’ispirazione sacra. La musica liturgica, poi, non soltanto è sacra, ma ha una finalità nella celebrazione. Grandi capolavori come, ad esempio, la Messa in si minore di Bach fanno parte della musica sacra, ma diverrebbero imbarazzanti se fossero usati in liturgia.
Devo aggiungere, inoltre, che la musica liturgica non si limita ad essere raccomandata nella liturgia, ma fa parte integrante di essa. I documenti della Chiesa, nel merito, sono chiarissimi. Per questo è importante che abbia delle caratteristiche precise: non si tratta semplicemente di un abbellimento in aggiunta al rito, ma è parte della celebrazione. Tant’è vero che le antifone introitali, responsoriali o eucaristiche, sono testi della liturgia.

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