L'Arcivescovo, nella sua omelia per la solennità di tutti i Santi, ha insistito su tre punti che ci danno la sostanza della santità, richimando anche le parole di Papa Francesco.

La moltitudine dei Santi




Nella solennità di tutti i Santi, celebrata venerdì 1 novembre in San Giusto, l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi ha toccato tre aspetti della santità:

I santi sono una moltitudine

«Sbagliando, riteniamo che i santi siano una ristretta casta di eletti. Non è così: essi sono una folla senza numero, verso la quale la celebrazione odierna ci esorta a levare lo sguardo. A comporre questa folla non ci sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere la volontà divina con amore e fedeltà. Non conosceremo mai le fattezze del loro volto, né i loro nomi, anche se con gli occhi della fede li vediamo risplendere nel firmamento di Dio, come stelle piene di luce».

I santi vivono immersi in Dio

«La santità esige di fare spazio nel proprio cuore a Gesù Cristo per essere, in tutto e per tutto, assimilati a lui. I Santi sono coloro che sono stati folgorati da Dio, lo hanno incontrato e nulla hanno desiderato di più del vivere totalmente immersi in lui, con lui e per lui».

Non avere paura di puntare in alto

«Il Santo Padre Francesco ce lo ha ricordato anche recentemente, offrendoci una stimolante risposta alla domanda: come posso io – che mi sento debole, fragile, peccatore – intraprendere la strada della santità? Questa la risposta del Papa: “Dio ti dice: non avere paura della santità, non avere paura di puntare in alto, di lasciarti amare e purificare da Dio, non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo».

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