Papa Francesco ci invita a rileggere la "Haurientis aquas" di Pio XII per riscoprire il culto al Sacro Cuore, tesoro tanto prezioso quanto tristemente caduto in oblio negli ultimi decenni.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù compendio di tutto il Cristianesimo




Quando la lancia del centurione colpì il costato di Nostro Signore trafiggendone il cuore, dalla piaga di quel sacro petto sgorgarono sangue e acqua. E la Chiesa, interprete fedele della Divina Rivelazione, lesse sempre in quell’evento molto più di ciò che un anatomopatologo sa spiegare circa i fluidi corporei in un morto per crocifissione. I Padri, e con essi il Popolo di Dio tutto, riconobbero in quel sangue e in quell’acqua lo scaturire dell’Eucaristia e del battesimo dal Cuore stesso di Cristo.

Dalla costola di Adamo, addormentato nel giardino, Dio trasse Eva, dal costato aperto di Cristo, Nuovo Adamo dormiente sulla Croce, nasce la Chiesa edificata con le pietre vive generate nel battesimo e nutrita del Corpo e Sangue del suo mistico Sposo nell’Eucaristia.

Il dono di Sé di Cristo sul Calvario

L’analogia rivela tutto l’abisso d’amore con il quale Dio ha voluto chiamare alla vita l’umanità nuova, adunarla nella Chiesa, unirla a Sé. Infatti, se per creare la prima donna la mano di Dio si fermò all’osso d’una costola del Progenitore, ben più in profondità si spinse il ferro di Longino nel petto di Cristo. Il prezzo che Adamo pagò per la sua sposa fu di una costola, il prezzo che Nostro Signore pagò per la Chiesa è di tutto Se stesso in una oblazione totale d’amore consumata sul legno della Croce.

Questa totalità del dono nel Sacrificio del Calvario trova il suo compimento, reale e simbolico all’un tempo, nella perforazione del Cuore di Gesù. Sappiamo infatti come nell’antropologia biblica il cuore sia molto di più che il semplice muscolo cardiaco, è il centro della persona umana, è la sede dell’anima intesa come intelligenza e volontà (l’anima come energia vitale è invece localizzata nel sangue). L’apertura del Cuore è così suprema violenza patita da Gesù nel centro più intimo di Sé e, proprio per questo, manifestazione di un amore oblativo infinito. È realtà di carne e sangue ma anche potente simbolo, simbolo reale che nel Corpo del Verbo Incarnato manifesta e compie la carità di Dio per l’umanità.

Quel Cuore vulnerato ha sempre attratto lo sguardo contemplativo dei mistici, sin dall’ora tremenda ai piedi della Croce quando la Vergine Santissima e san Giovanni, il discepolo amato, videro la lama romana affondare e poi ritrarsi e il costato di Gesù farsi sorgente di sangue e acqua come la roccia nel deserto con Mosè. I Padri della Chiesa non smisero di alzare gli occhi della propria mente a quel Cuore, anche i grandi medioevali non furono meno sensibili. Si può quindi con ragione affermare che la devozione al Sacro Cuore è antica quanto è antico il Cristianesimo, è patrimonio da sempre della Chiesa.

L’insegnamento di Pio XII

Tuttavia i contorni della devozione così come ora a noi presente sono stati modellati in secoli di vita ecclesiale, di esperienza spirituale, di rivelazioni private, di riflessione teologica, di pronunciamenti magisteriali.

Papa Pio XI, relativamente alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, nell’Enciclica Miserentissimus Redemptor afferma: «Non son forse racchiusi in tale forma di devozione il compendio di tutta la religione cattolica e quindi la norma della vita più perfetta, costituendo essa la via più spedita per giungere alla conoscenza profonda di Cristo Signore e il mezzo più efficace per piegare gli animi ad amarLo più intensamente e ad imitarLo più fedelmente?». Sembra quasi un eccesso, un’iperbole una simile affermazione ma non lo è perché, in effetti, nel Sacro Cuore è detta tutta la Buona Novella così che la devozione al Sacro Cuore è veramente compendio di tutto il cristianesimo perché in quel Cuore umano-divino lacerato per noi è tutta la Persona di Cristo, il Suo Sacrificio d’amore, la Misericordia di Dio per noi.

Meditare, riflettere sul mistero adorabile del Sacro Cuore non è dunque una semplice opzione rimessa al gusto spirituale di ciascuno ma piuttosto una necessità per ogni fedele, è cioè un mistero che illumina l’intera vita di fede del battezzato come della Chiesa tutta perché è mistero che dice integralmente Cristo nel Suo essere per noi Redentore, Salvatore, Amico che dona per noi la Vita. Concetto che il venerabile Pio XII ribadirà, nell’enciclica Haurientis aquas.

Insegna il grande papa Pio XII in questa enciclica che papa Francesco ha indicato recentemente al clero come salutare lettura: «Non essendovi allora alcun dubbio che Gesù Cristo abbia posseduto un vero corpo umano, dotato di tutti i sentimenti che gli sono propri, tra i quali ha chiaramente il primato l’amore, è altresì verissimo che Egli fu provvisto di un cuore fisico, in tutto simile al nostro[…] Pertanto il Cuore di Gesù Cristo, unito ipostaticamente alla Persona divina del Verbo, dovette indubbiamente palpitare d’amore e di ogni altro affetto sensibile; questi sentimenti, però, erano talmente conformi e consonanti con la volontà umana, ricolma di carità divina, e con lo stesso infinito amore, che il Figlio ha comune con il Padre e con lo Spirito Santo, che mai tra questi tre amori s’interpose alcunché di contrario e discorde […]. A buon diritto, dunque, il Cuore del Verbo Incarnato è considerato come il principale simbolo di quel triplice amore, col quale il Divino Redentore ha amato e continuamente ama l’Eterno Padre e l’umanità. Esso, cioè, è anzitutto il simbolo dell’amore, che Egli ha comune col Padre e con lo Spirito Santo, ma che soltanto in Lui, perché Verbo fatto carne, si manifesta attraverso il fragile e caduco velo del corpo umano, “poiché in Esso abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità”. Inoltre, il Cuore di Cristo è il simbolo di quell’ardentissima carità, che, infusa nella sua anima, costituisce la preziosa dote della sua volontà umana e i cui atti sono illuminati e diretti da una duplice perfettissima scienza, la beata cioè e l’infusa. Finalmente — e ciò in modo ancor più naturale e diretto — il Cuore di Gesù è il simbolo del suo amore sensibile, giacché il corpo del Salvatore divino, plasmato nel seno castissimo della Vergine Maria per influsso prodigioso dello Spirito Santo, supera in perfezione e quindi in capacità percettiva ogni altro organismo umano».

Santa Margherita Maria Alacoque

La devozione al Sacro Cuore, pur implicitamente presente sin dai tempi apostolici, trova le prime espressioni particolari nella mistica tedesca del XIII e XIV secolo, ma sarà il XVII secolo il tempo della piena fioritura di questa devozione con l’opera di Giovanni Eudes. Il 27 dicembre 1673 Nostro Signore apparve a santa Margherita Maria Alacoque rivolgendole queste parole: «Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno».

Santa Margherita, che per ben diciassette anni godette delle apparizioni del Signore, fu la grande mistica e apostola del Sacro Cuore assieme al suo confessore il gesuita san Claudio de la Colombiere.

Le prime due cerimonie in onore del Sacro Cuore, presente la santa mistica, si ebbero nell’ambito del Noviziato di Paray il 20 luglio 1685 e poi il 21 giugno 1686, a cui partecipò tutta la Comunità delle Visitandine.  A partire da quella data, il movimento non si sarebbe più fermato, nonostante tutte le avversità che si presentarono specie nel XVIII secolo circa l’oggetto di questo culto.

Gesuiti e Gianesenisti

E proprio i gesuiti portarono la devozione al Sacro Cuore in tutto l’ecumene cattolico, sempre ai gesuiti si deve la tenace opposizione all’eresia giansenista. La lotta al giansenismo e la devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù si legano strettamente nella storia ecclesiastica della Francia del XVIII secolo dove la diffidenza giansenista per il corpo si scontrò con l’adorazione popolare al Sacro Cuore. I giansenisti giunsero così ad accusare la devozione al Cuore di Gesù di idolatria e furono proprio le dispute, condotte in massima parte dai gesuiti, contro le accuse dei figli di Giansenio a rafforzare e precisare teologicamente il culto al Cuore di carne di Nostro Signore.

Il 6 febbraio 1765 alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore fu accordato da papa Clemente XIII la celebrazione della festa del Sacro Cuore di Gesù.

Papa Pio VI nella bolla Auctorem fidei, confermava l’espressione della Sacra Congregazione dei Riti del 1765 notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”.

La predicazione gesuitica sul culto al Sacratissimo Cuore lasciò segni profondi nella Francia, specie rurale; basti ricordare che la resistenza vandeana all’orrore rivoluzionario fece del Sacro Cuore la propria bandiera e al Sacro Cuore consacrò i propri sforzi bellici. Al neo-paganesimo della Rivoluzione la Vandea oppose il Sacro Cuore di Gesù.

Vinte le opposizioni gianseniste, accolta e favorita dalla Sede Apostolica,  la devozione al Sacro Cuore trionfò nel XIX secolo, secolo in cui fiorirono decine e decine di congregazioni religiose dedicate al Cuore di Gesù. Nel 1856 con il beato Pio IX la festa del Sacro Cuore divenne universale per tutta la Chiesa. Sempre nel XIX secolo si sviluppa il fenomeno della consacrazione individuale o collettiva al Sacro Cuore, tra tutti gli esempi basti ricordare la consacrazione dell’Ecuador al Sacro Cuore di Gesù ad opera del presidente Gabriel Garcia Moreno.

Sarà poi Leone XIII con l’enciclica Annum Sacrum a consacrare l’umanità intera al Sacro Cuore di Gesù. Leggendo il documento leonino si scorge tutto l’intimo legame tra la adorazione del Sacro Cuore e il riconoscimento della Regalità di Cristo. Il Sacro Cuore è Cuore di Re e la consacrazione dell’umanità al Cuore Sacratissimo è affermazione della Signoria universale di Gesù, della Regalità sociale di Cristo.

Ora papa Francesco ci invita a rileggere la  Haurientis aquas di Pio XII per riscoprire il culto al Sacro Cuore, tesoro tanto prezioso quanto tristemente caduto in oblio negli ultimi decenni. Che il mese di giugno non passi senza aver risposto diligentemente all’invito del Santo Padre.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *