Esce oggi nelle librerie il V Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo dell'Osservatorio Van Thuan dedicato quest'anno alla crisi giuridica: viene meno la legge e si moltiplicano le norme.

Crisi giuridica e ingiustizia legale




Il Rapporto annuale dell’Osservatorio Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo è ormai un appuntamento atteso. Siamo già arrivati alla quinta edizione, da oggi è infatti in libreria, per le edizioni Cantagalli, il Quinto Rapporto, dedicato alla “crisi giuridica”. L’Osservatorio ogni anno mette insieme le molte tessere di un mosaico mondiale e dà il quadro generale, l’analisi di casi particolari e le indicazioni di prospettiva su cosa bolle in pentola nei settori che stanno a cuore alla Dottrina sociale della Chiesa. Nel Rapporto troviamo la cronaca dai cinque continenti (la parte più consistente), l’analisi dell’attività della Santa Sede, la sintesi delle principali crisi economiche e finanziarie, l’evoluzione della legislazione in campo biopolitico, il magistero sociale del Papa, cosa si è fatto e cosa non si è fatto per la giustizia e la pace. Troviamo anche, alla fine, una cronaca molto minuziosa dei principali avvenimenti legati alla Dottrina sociale della Chiesa. Una piccola summa, in altre parole, per chi voglia tenersi aggiornato.

Ma soprattutto una visione, una prospettiva, il punto della navigazione: dove siamo, dove dovremmo essere e dove stiamo andando. E’ questo il valore aggiunto del Rapporto, che non è solo una cronaca ma una cronaca ragionata, secondo lo stile dell’Osservatorio che lo produce e che, fondato nel 2004 dal Vescovo Giampaolo Crepaldi, costituisce un punto di vista continuato e, appunto, ragionato, sulla Dottrina sociale della Chiesa.

Ecco perché al centro del Rapporto c’è il tema dell’anno, approfondito dallo studio dell’anno. Questo quinto Rapporto indica la dinamica emergente e maggiormente degna di attenzione nella crisi giuridica ovvero, come  si legge nel titolo, nell’ingiustizia legale. A documentare questa tendenza non c’è solo lo studio di Gianluca Guerzoni, ma anche la sintesi introduttiva di Stefano Fontana e poi una vasta documentazione e cronaca.

Si parla molto di crisi economica ed anche di crisi etica, ma assai poco di crisi giuridica, ossia di come venga meno il diritto e ad esso vengano sostituite le norme, prive però di riferimento alla legge. Nel mirino del Rapporto ci sono le Corti internazionali di giustizia, che emettono sentenze arrogandosi il diritto di ridefinire cosa significhi persona, vita, procreazione. Esse impongono agli Stati una legislazione in contrasto con la natura umana. Nel mirino poi ci sono anche i giudici ordinari, che si fanno legislatori, demolendo le leggi a suon di sentenze. I confini tra potere legislativo e giurisprudenza delle corti internazionali e dei giudici ordinari sono molto incerti oggi in tutto il mondo.

Il principale timore espresso dal Rapporto riguarda la tenuta delle Carte costituzionali, che sempre di più diventano terreno non di convergenza ma di conflitto. Agli Stati è spesso imposta una legislazione contro la natura umana, che viola però altrettanto spesso la Costituzione di quei Paesi. Il diritto internazionale e delle genti si snatura e si contrappone a quello degli Stati. Il Rapporto teme che si arrivi a dover fare obiezione di coscienza alla propria Costituzione, il che lacererebbe in modo pericoloso la convivenza civile e politica. Si profila una battaglia culturale sulle Carte costituzionali che lascia smarriti i cittadini.

Il Rapporto dell’anno scorso era incentrato sulla “Colonizzazione della natura umana”, ossia su come l’ideologia del gender di origine occidentale fosse esportata anche nei Paesi emergenti. Il Rapporto di quest’anno amplia l’orizzonte, e mette in evidenza come la colonizzazione della natura umana si avvalga di una profonda crisi giuridica. Nel mondo ci sono molte situazioni di anomia, ossia di sospensione della legge, che il Rapporto documenta: corruzione e lotte tribali, impedimento alla libertà di coscienza e conflitti territoriali. Ma alla base di queste debolezze giuridiche c’è l’ingiustizia legale nel campo della vita e della famiglia, proprio per il venir meno del concetto stesso di “legge”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *