La Chiesa non rinneghi la lezione di Paolo VI sulla vita




«Come non ringraziare Paolo VI per il suo coraggio nell’enciclica Humanae Vitae? Questo testo è stato profetico sviluppando una morale che possa difendere la vita». Basterebbero queste poche e stringenti parole del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, per rimandare al mittente i tentativi oggi in atto, purtroppo dentro la stessa Chiesa Cattolica, di sobillare il significato di quell’“enciclica-spartiacque” che il beato Paolo VI (1897-1978) pubblicò nel 1968.

Nel libro-intervista, Dio o niente. Conversazione sulla fede, appena pubblicato dall’editore senese Cantagalli, rispondendo a una domanda di Nicolas Dat sull’opposizione tra la morale cristiana e i valori attualmente dominanti delle società occidentale, il porporato africano affronta infatti di petto la questione, sottolineando quanto sia «importante situare questo antagonismo nel contesto della secolarizzazione e della scristianizzazione» dal momento che «l’allontanamento d’intere nazioni della società moderna dall’insegnamento morale della Chiesa è andato di pari passo con l’ignoranza e il rifiuto della sua dottrina o della sua eredità culturale». Invece, «malgrado le molte pressioni all’interno stesso della Chiesa» e «le violente critiche di cui fu oggetto per aver rifiutato di abdicare ai principi elementari della vita», Paolo VI vide lucidamente «già stagliarsi l’orizzonte funesto che poi Giovanni Paolo II ha chiamato “la cultura di morte”». Tant’è che san Giovanni Paolo II (1920-2005), «facendo seguito all’enciclica di Paolo VI, […] ha diffuso un insegnamento molto ricco sul corpo e sulla sessualità. Malgrado il rispetto di cui era oggetto soprattutto dopo i suoi interventi decisivi per liberare i popoli dell’Europa dell’Est dal giogo della dittatura comunista, quante critiche acerbe non si sono levate contro la sua visione della morale?».

Adesso quello scontro dentro la stessa Chiesa, che ha messo un pontefice beato e uno santo contro una mentalità diffusissima anche tra quelle che dovrebbero essere le guide della cattolicità, divampa con rinnovato vigore. «Per questo», dice il cardinale Sarah, «la Chiesa deve restare vigilante davanti alla sregolatezza dei valori. Nelle nostre società relativiste, il bene diventa ciò che piace e che conviene all’individuo. Allora, compreso o frainteso, l’insegnamento morale della Chiesa è rifiutato come la manifestazione di un falso bene. I media contribuiscono spesso a screditare volontariamente la posizione della Chiesa, a travestirla o a restare silenziosi. Il discorso dominante cerca senza posa di presentare l’idea di una Chiesa arretrata e medievale – che ignoranza del Medioevo! – che rifiuta di adattarsi all’evoluzione del mondo, ostile alle scoperte scientifiche e arroccata su vecchi ideali. Di fronte a questo fiume di fango, bisogna essere fermi e lucidi, non dare prova di ingenuità, essere irreprensibili, pregare e restare uniti a Dio».

E quando il porporato aggiunge «credo che la storia darà ragione alla Chiesa, poiché la difesa della vita è la difesa dell’umanità» dice davvero bene, visto che già da tempo persino la “scienza arida”, vale a dire l’economia, di per sé interessata solo ai profitti e ai dividendi, e magari poco incline a indugiare in questioni etiche, nota che, a partire da Paolo VI, l’insegnamento della Chiesa cattolica su demografia, natalità e finanche sessualità, è saggio, avveduto e persino utile agl’investimenti. Il cardinale Sarah non ha del resto dubbi: «Oggi, la Chiesa deve combattere controcorrente, con coraggio e speranza, senza temere di alzare la voce per denunciare gli ipocriti, i manipolatori e i falsi profeti. In duemila anni la Chiesa ha affrontato molti venti contrari, ma alla fine delle strade più aride, ha comunque riportato la vittoria.

di Marco Respinti

Fonte: http://www.lanuovabq.it

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