Cosa ci fa Emma Bonino al ministero degli Affari Esteri? Ci sono molti motivi per chiederselo. Ed anche per chiedersi quali forze hanno imposto ad governo Letta una resuscitata Bonino.

La Bonino agli Esteri. E perché?




Finalmente è nato il nuovo governo. Probabilmente era il meglio che si potesse fare in questo momento. Quando l’acqua si avvicina alla bocca non c’è da fare troppo gli schizzinosi. Ma la cosa più sorprendente nella rosa dei ministri è la Bonino agli affari esteri. Qualcuno può pensare che ce l’abbiamo con lei, dato che abbiamo già pubblicato un articolo contro la sua candidatura al Quirinale. Ed in effetti è vero, ce l’abbiamo con lei. Ma non con lei come persona, con le sue idee. Ma vediamo: perché non si comprende la sua presenza nel governo?

Prima di tutto perché ha voluto essere un governo del cambiamento, ossia di facce nuove, o almeno abbastanza nuove. E su questo siamo d’accordo. Ma perché, in virtù di questo criterio, D’Alema non può essere agli esteri e la Bonino si? Non è che quest’ultima sia molto più “nuova”. Emma rappresenta il passato, spesso molto negativo, della nostra Repubblica. 

Secondariamente perché non vediamo che competenze abbia la Bonino nel campo della diplomazia internazionale. Va bene, è stata Commissaria dell’Unione Europea, dove si occupava di profughi. Ma la sua carriera politica l’ha fatta in Italia e su tutt’altri temi.

Terzo: è vero che la Bonino non è a capo di un ministero in cui avrebbe potuto fare devastazioni, come per esempio quello della salute. Però il ministero degli esteri ha anche molte competenze in fatto di collaborazione internazionale con risvolti etici molto delicati e importanti. Si sa che l’Europa è la maggiore finanziatrice dell’aborto nel mondo. Si sa che le agenzie ONU stanno promuovendo aborto e ideologia del gender nei Paesi in via di sviluppo. Sappiamo che spesso i programmi internazionali per lo sviluppo contemplano pianificazione forzata delle nascite compresi sterilizzazione e aborto.

C’è poi un quarto motivo. Ogni ministro cura il proprio ministero. Ma c’è poi la collegialità. E qui entra in gioco il Consiglio dei ministri in quanto tale, sicché l’apporto di ogni ministro è sì nel suo campo specifico, ma anche, indirettamente, in altri campi. In pratica: la Bonino di danni ne può fare molti.

Infine c’è un motivo più  generalmente politico. I radicali non sono entrati nel nuovo Parlamento. Hanno vissuto un certo declino politico. Ora, la nomina della Bonino, li rimette pienamente in gioco. Sono stati resuscitati. Contano ancora qualcosa. Da sconfitti a vincitori.

Bisognerebbe interrogarsi sui motivi per cui questo piccolo partito è sempre stato da tutti coccolato e i loro dirigenti sono sempre stati da tutti venerati. Bisognerebbe chiedersi come mai attraverso i finanziamenti a Radio Radicale lo Stato ha sempre alimentato le iniziative radicali. Bisognerebbe chiedersi quali forze hanno ora imposto al governo Letta una resuscitata Bonino.

Una risposta a “La Bonino agli Esteri. E perché?”

  1. Agostino Clerici ha detto:

    Sono pienamente d’accordo con te.
    don Agostino Clerici, già direttore de “Il settimanale della diocesi di Como”
    http://agostinoclerici.it/2013/04/27/la-lobby-radicale-impone-la-bonino-al-governo-uno-scivolone-nel-passato/

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