Presentato alla Camera un rapporto che mostra come il nostro paese sia arretrato sulla libertà educativa. Come dimostra anche il caso delle scuole paritarie di Ferrara

Italia senza libertà di educazione. «È l’ora delle scelte coraggiose»




L’Italia al 47esimo posto al mondo, fra Messico e Indonesia, per libertà di educazione. Mentre a Ferrara si riapre la discussione sul pagamento dell’Imu da parte delle scuole paritarie, oggi alla Camera dei deputati Agesc, Cdo Opere educative, Confap, Fidae e Fism presentano il rapporto globale 2015/16 sulla “Libertà di educazione nel mondo” stilato dalla Fondazione Novae Terrae. «La mancanza di parità reale fa sì che il nostro sistema scolastico sia fra i più costosi e i meno competitivi. Ci manca solo l’Imu, che farebbe chiudere le paritarie con un costo ulteriore per lo Stato», spiega a tempi.it il presidente di Agesc, Roberto Guantero.

Cosa dite oggi alla Camera, in rappresentanza di oltre 13 mila scuole paritarie e di un milione di famiglie?

Non parleremo solo in loro nome, ma anche di quanti vorrebbero poter scegliere la scuola che preferiscono ma non possono farlo perché lo Stato non li sovvenziona. L’Italia, infatti, non ha mai applicato davvero la legge 62/2000 in cui si riconosce la parità fra scuole statali e non statali. Ogni alunno delle statali costa 6 mila euro, mentre delle paritarie 3 mila, circa la media della retta pagata dalle famiglie. Se questa fosse a carico dello Stato, molte più persone potrebbero accedere alle paritarie con un risparmio del 50 per cento per le casse pubbliche. Già ora, sebbene ciò non avvenga, come si evince dalle stime che presentiamo alla Camera, gli studenti delle paritarie fanno risparmiare allo Stato 6 miliardi e 234 milioni, che sono a carico delle famiglie.

Perché questo sistema abbassa la qualità della scuola?

All’estero, come in Francia, dove lo Stato paga gli stipendi ai professori della scuola paritaria, ma anche in Spagna e in Germania, dove il sistema scolastico è davvero libero, la competitività cresce. Il risultato è che i loro studenti si posizionano sempre ai primi posti nei concorsi internazionali, mentre gli italiani sono in fondo alle classifiche. Anche per questo l’emigrazione scolastica cresce. Un altro fatto che dimostra che, anziché imitare i paesi virtuosi, preferiamo rimanere arroccati su posizioni ideologiche.

Chiedete allo Stato di riconoscere il primato educativo della famiglia eliminando ogni curriculum che non abbia a che vedere con le sue competenze. Per quale via?

La scuola si è riempita di progetti extracurriculari senza il consenso dei genitori, che al massimo vengono avvisati quando ormai la dirigenza ha deciso di adottarli. Questo è il modo migliore per imporre un pensiero unico, ad esempio introducendo l’ideologia gender, usurpando così la famiglia del ruolo educativo che le spetta. Quello che chiediamo è che il ministero dell’Istruzione detti delle linee guida chiare che sanciscano l’obbligo di partecipazione delle famiglie nella scelta delle attività, ad esempio riformando gli organi collegiali che da trent’anni sono sempre gli stessi.

Il governo, però, ha riconosciuto per la prima volta un sussidio di mille euro agli studenti disabili delle scuole paritarie.

È meglio di niente. Ma ci chiediamo: “È sufficiente?” E inoltre: “Quando arriveranno?”. Speriamo che ci sia data una risposta.

A Ferrara si è riaperta la questione legata al pagamento dell’Imu, dopo la sentenza della Cassazione che l’anno scorso diede ragione al Comune di Livorno cui le paritarie avrebbero dovuto pagare la tassa. Come affronterete il tema?

Diremo che lo Stato deve fare scelte coraggiose. Se davvero vuole risparmiare non può far pagare l’Imu alle paritarie. Molte di queste, infatti, chiuderebbero costringendo all’apertura di nuove scuole statali i cui costi supererebbero gli incassi della tassazione. Ecco perché non solo siamo in linea con monsignor Luigi Negri (l’arcivescovo ha scritto una lettera aperta a Matteo Renzi, ndr) ma anche con il sindaco (Pd) di Ferrara che gli ha dato ragione esattamente per le ragioni da noi spiegate.

di Benedetta Frigerio

Fonte: http://www.tempi.it

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