Intervista ad Angela Giuliani, direttrice della Casa d’accoglienza “Teresiano” di Trieste




La missione della Chiesa nel quotidiano
Riflessione sulla struttura a dieci anni dalla nascita

Lo scorso novembre la Casa d’accoglienza “Teresiano” della Caritas diocesana ha ricordato il decimo anniversario dalla sua apertura, avvenuta appunto nell’autunno del 2002. In occasione di questa ricorrenza significativa, abbiamo chiesto alla direttrice della struttura, Angela Giuliani (nella foto di Andrea Lasorte), di ripercorrere l’attività compiuta in questi anni e abbiamo raccolto alcune sue riflessioni.

Il raggiungimento di dieci anni di attività di una Casa di accoglienza può rappresentare un momento favorevole per fermarsi e prendere coscienza del percorso intrapreso. A quali esigenze il “Teresiano” risponde?

La Casa di accoglienza “Teresiano” è stata aperta nel 2002 per rispondere all’esigenza del territorio di avere un luogo dove poter accogliere persone indigenti. La casa si rapporta con il Comune di Trieste con una convenzione per una media di quarantacinque posti letto su sessantanove posti disponibili. Le persone accolte, accomunate esclusivamente da una emergenza abitativa, presentano in realtà storie e vissuti con caratteristiche e problematicità molto diverse. Per accoglienza intendiamo, oltre al vitto e all’alloggio, soprattutto la vicinanza, la condivisione, l’ascolto ed il sostegno riguardo alla realizzazione di un programma volto al raggiungimento di autonomia personale e d’integrazione nella collettività e sul territorio.

Il “Teresiano” non è una realtà isolata, ma è una struttura della Caritas diocesana. Quali sono le caratteristiche e lo stile che la contraddistinguono?

La gestione è realizzata secondo l’insegnamento della Chiesa. La Caritas è l’organismo pastorale attraverso il quale la comunità ecclesiale opera. Essa è mandata per operare sul territorio nel quotidiano, con particolare attenzione alle nuove povertà ed alla salvaguardia della vita in tutte le sue fasi. Come ogni azione missionaria in ogni luogo, è il frutto dello stesso servizio di amore della Chiesa all’uomo, per progettare e lavorare “insieme” al bene integrale della persona. La Casa vuol essere quindi segno di amore operoso e concreto che sa accogliere, ascoltare ed accompagnare le persone, ponendo al loro servizio competenza ed attenzione del cuore, non puro attivismo o mero assistenzialismo, ma continui gesti di quotidiano impegno nello stile evangelico. È questa la sfida che ciascuno di noi vuole vivere all’interno della Casa, che diventa anch’essa missione della Chiesa.

Nella sua attività quotidiana il “Teresiano” collabora costantemente con diverse istituzioni ed enti della città e non solo. Quali frutti produce?

Le opere segno, tra cui il “Teresiano”, sono servizi della diocesi che, animati dalla Caritas, nei vari ambiti dei bisogni costituiscono la risposta della comunità ecclesiale alle attese dei poveri sul territorio ed hanno un chiaro valore educativo, pastorale, un esplicito intento di servire e di educare e collaborare con l’intera città perché diventi accogliente, ospitale fraterna, solidale. Alla luce di questo e per una necessaria sinergia di intenti, le reti con cui la casa lavora sono tutti i servizi del territorio, sia pubblici che privati, che possano essere coinvolti in un’ottica di contrasto e promozione. L’impatto della struttura sul Territorio è sostanzialmente positivo: numerosi restano i punti di contatto con le realtà sociali e parrocchiali della città. Buono è il rapporto di scambio con le istituzioni scolastiche e l’Università che utilizzano il Teresiano per i loro stage formativi e tirocini. Nella prima fase, la casa poteva contare solo su operatori qualificati. Si è scelto di investire in questi ultimi anni sul mondo del volontariato sia per una maggior efficacia ed efficienza del lavoro, ma anche e soprattutto per instaurare una maggior clima di familiarità, solidarietà e gratuità tra le persone. Per questo servirebbe che molte altre persone, soprattutto giovani, iniziassero con coraggio e generosità questa esperienza forte di volontariato e di prossimità.

Dal suo punto di osservazione, quali Le sembrano essere le nuove esigenze del territorio con le quali il Teresiano dovrà confrontarsi nell’immediato futuro?

Sarà da affrontare sempre più l’emergenza economica venutasi a creare per molte famiglie che improvvisamente si sono trovate a fare i conti con la perdita del posto di lavoro, l’indebitamento, la perdita della casa, la crisi dei valori, le nuove dipendenze (ad esempio, quella da gioco) ecc… È da tener presente che spesso dietro ai vari problemi concreti esistono problemi relazionali dovuti alla mancanza di reti parentali ed amicali di supporto.

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(a cura di Marco Ravalico)

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