Dopo l'intervista ad Antonella Caroli, abbiamo chiesto al senatore Francesco Russo perché abbia chiesto le dimissioni del Presidente dell'Autorità portuale Marina Monassi e i motivi veri di questa recrudescenza estiva delle polemiche sul Porto.

Il Porto secondo il senatore Russo




Senatore Russo, dopo la risposta del ministro Orlando alla sua interrogazione parlamentare e la sua richiesta di dimissioni della Presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi, quest’ultima ha scritto una lunga lettera al Ministro spiegando due cose: 1) che i motivi dell’inceppamento nella trasmissione del piano regolatore sono legati alle vicende del rigassificatore di Zaule; 2) che l‘Autorità aveva sempre tenuto i contatti con il Ministero. Lei ha detto che le spiegazioni non sono convincenti. Può spiegarci perché?

Desidero fare una premessa per i lettori. Sono senatore da poche settimane, e mi sono ripromesso di parlare il linguaggio della trasparenza e della verità anche quando è scomodo, andando a fondo di quelle situazioni che bloccano la nostra città in nome del “no se pol”. Per questo ho fatto un’interrogazione al Ministro dell’Ambiente con l’obiettivo di capire perché il Piano Regolatore del Porto – documento fondamentale per sbloccare la situazione di stallo del nostro territorio – dopo più di 3 anni non era stato ancora approvato da quel Ministero. Con mio grande stupore mi è stato risposto che la pratica non era stata bloccata dalla burocrazia romana cui siamo solitamente abituati a dare molte colpe, ma che era fermo nei cassetti dell’Autorità portuale da più di 15 mesi! Le successive spiegazioni della presidente Monassi sul perché di questo inqualificabile ritardo non sono apparse per ora sufficienti. Non a me, ma alla città e allo stesso Ministero. Voglio però sottolineare che non si tratta di un fatto personale. Non ho nulla contro la presidente Monassi che, peraltro, non ho mai incontrato direttamente. Però, se li ha, le chiedo di esibire tutti i documenti in una necessaria operazione di trasparenza. Nel caso emergesse che tutto è stato fatto al meglio e che le colpe di questi ritardi siano altrove, sono pronto a riconoscerlo e scusarmi. Ma, per ora, queste carte non si sono viste.

Al di là degli aspetti tecnici, lei ha affermato che la presidente dell’Autorità Portuale ha delle responsabilità politiche. Oltre alla questione del presunto ritardo sulla presentazione del piano regolatore, lei cosa rimprovera di specifico alla gestione della Presidente Monassi? Cosa vorrebbe che avesse fatto?

Il Presidente di un’Autorità portuale esercita un’eccezionale responsabilità politico-amministrativa. Soprattutto in una città-porto come Trieste una parte decisiva del futuro non solo economico dipende dall’efficienza e dell’intraprendenza del suo management. Per questo reputo incredibile che atti fondamentali come il Piano Regolatore vengano dimenticati per anni in un cassetto. Soprattutto in una fase di crisi straordinaria, in cui ogni settimana assistiamo a nuove chiusure di imprese e a licenziamenti di un gran numero di lavoratori, dovrebbe essere responsabilità di chi gestisce la cosa pubblica risolvere i problemi in tempo reale, o comunque senza far passare settimane e mesi invano. Quando ho ricoperto responsabilità in AREA Science Park ero abituato a considerare normale che i massimi vertici del Parco e del Sincrotrone scendessero a Roma ogni qual volta ci fosse da difendere e promuovere gli interessi del territorio, di bussare a tutte le porte di Ministeri fino a quando non si aprivano. Ecco, vorrei che la presidente Monassi fosse più combattiva a Roma, a Bruxelles e in ogni contesto in cui possa venire un vantaggio per il nostro porto. Denunciando le lentezze altrui e senza lasciare passare 15 mesi per dare o farsi dare una risposta così importante. Comunque, sarà una fortunata coincidenza, ma mi risulta che un paio di giorni dopo il mio intervento abbia scritto al Ministro dicendo che l’iter si sta sbloccando.

Sulla stampa lei ha indicato due piste di movimento da battere da parte dell’Autorità Portuale: un maggiore collegamento-integrazione con il sistema portuale adriatico, sull’esempio di come si sta muovendo l’Autorità Portuale di Venezia, e la nuova creazione di un entroterra per Trieste mediante  accordi transfrontalieri. Secondo lei perché l’attuale gestione del Porto non batte queste strade?

Onestamente vorrei saperlo anch’io.
Da quando ero piccolo, come tutti i triestini, mi sento ripetere che il nostro porto ha enormi possibilità, i fondali migliori dell’Adriatico, una posizione geo-strategica invidiabile. Ma poi tutto rimane sempre uguale, i traffici non sono paragonabili a quelli di una media realtà europea e chiunque visita Trieste continua a domandarsi come sia possibile che il Porto Vecchio rimanga sostanzialmente in stato di abbandono. Ripeto, la situazione di crisi di tanti cittadini non tollera ulteriori ritardi.

Nei giorni scorsi lei ha più volte affermato che è ora che si facciano i nomi di chi tiene bloccato lo sviluppo di Trieste. Potrebbe farli lei questi nomi?

Beh, mi sembra di aver già cominciato a farli, e in fondo non mi pare di aver detto neppure nulla di straordinario. Peraltro, se non sbaglio, prima di me persino l’ex sindaco Dipiazza, che fa parte di uno schieramento politico diverso dal mio, qualche anno fa parlò di un “potere invisibile da azzerare” (cito a memoria) che faceva riferimento al senatore Camber e che teneva bloccato lo sviluppo della città. La dottoressa Monassi è stata espressione di quel gruppo per molti anni in Acegas e in Autorità portuale. Ecco perché ora, specialmente alla luce degli ultimi risvolti, mi sembra opportuno che si faccia da parte. Ma davvero non vorrei soffermarmi troppo sul passato. In questi ultimi giorni sto ragionando e mi sto confrontando con i protagonisti della vita economico-istituzionale della città sulle cose da fare in futuro. Perché c’è molto da fare ma, soprattutto, sono convinto che molto possa essere fatto, a cominciare da subito. E da inguaribile ottimista, sono fiducioso che da qui alla fine dell’anno qualche risultato concreto per questa città lo porteremo a casa.
Voglio, invece, segnalare un altro pericolo che vedo all’orizzonte. Il movimento per il Territorio Libero di Trieste sta prendendo piede sulla base di presupposti storico-giuridici inesistenti e creando illusioni pericolose. Rischia di essere un elemento di grave tensione (ad esempio quando invita alla disobbedienza fiscale) e di allontanare la città dalle sue reali potenzialità di sviluppo trasfrontaliero in nome di indipendentismi da operetta.

L’opinione pubblica triestina vede una nuova alleanza tra Regione, Provincia e Comune contro l’Autorità Portuale, evidenziata anche da pranzi  di lavoro insieme prima di recarsi alle riunioni del Comitato Portuale. Non crede che questo possa essere interpretato come un disegno non tanto istituzionale quanto politico?

Non credo proprio si tratti di un’alleanza “contro” nessuno. Abbiamo spesso rimproverato alle istituzioni di non fare gioco di squadra; per fortuna adesso a Trieste, anche grazie ad una nuova generazione di politici, questo vizio si sta superando. Indiscutibilmente il cambio di velocità e di attenzione da parte della Regione si stanno facendo sentire. Spero che questo spirito positivo contagi anche le altre istituzioni e le categorie economiche operanti sul territorio.

Ammettiamo che al prossimo mandato a presiedere l’Autorità Portuale andasse un Presidente in quota alla sinistra. In questo caso il quadro del potere del PD a Trieste sarebbe pressoché completo. La considera una situazione  auspicabile?

Io spero che il prossimo presidente sia semplicemente persona competente, autorevole e con una forte esperienza internazionale; in un ruolo strategicamente delicato come questo, infatti, devono andarci manager esperti, con idee e strategie chiare, disponibili a lavorare in accordo con il territorio. Probabilmente negli ultimi anni si è eccessivamente politicizzata l’Autorità portuale. È giunto il momento di cambiare rotta, il prima possibile.

Il sindaco Cosolini ha detto che i rappresentanti degli enti locali in seno al Comitato Portuale non devono essere degli “yes men”, ossia non devono essere proni all’Autorità Portuale. Non è una accusa implicita a se stesso e alla presidente della Provincia? E’ stata la vittoria alle regionali a far cambiare marcia? Insomma, è la Serracchiani che ha dato la sveglia a Cosolini e Bassa Poropat?

Non lo so se ha dato la sveglia, sicuramente Debora fa bene il suo mestiere. E va detto che sta dimostrando di occuparsi e preoccuparsi di Trieste ben più del suo predecessore.

Roberto Dipiazza ha consigliato di approfittare di questo governo a cui partecipano sia il PD che il PDL e di andare tutti a Roma a sbloccare la situazione. Non credo che la cosa si farà, però lei la riterrebbe utile?

Non solo si farà, ma si è già cominciato. Come parlamentari della regione, ogni qual volta sia possibile, collaboriamo fra noi e con gli Enti locali per una positiva azione di promozione del nostro territorio. Ho sempre sostenuto che sulle scelte importanti per la città non ci si può dividere, non c’è destra o sinistra che tengano. Tanto più adesso con un governo che, a partire dal premier Letta, conosce e vuol bene a Trieste ed è disponibile a dare una mano a farle recuperare il ruolo nazionale e internazionale che le compete. La scelta di far svolgere qui un incontro importante come quello con Putin a settembre è un segnale chiaro in questa direzione.

La scorsa settimana sul nostro settimanale Vita Nuova Trieste abbiamo pubblicato un’intervista alla dott.ssa Caroli dove esprimeva il suo disaccordo sulle numerose critiche legate al Porto Vecchio, pochi giorni dopo una lettera aperta  firmata dalla stessa Caroli e indirizzata a Lei viene pubblicata sul sito dell’Autorita Portuale. Potrebbe commentarci questa lettera o anticiparci se ha intenzione di rispondere alla Professoressa Caroli? se si, attraverso quale mezzo?

Con la dottoressa Caroli ho avuto un lungo e cordiale incontro qualche giorno fa nella sua sede in Porto Vecchio. La considero persona competente e appassionata, e le riconosco di essersi battuta per il recupero di spazi rilevanti dal punto di vista storico e architettonico. Siamo rimasti d’accordo di collaborare più strettamente per favorire l’opera di recupero di ulteriori spazi per la creazione di poli culturali, museali e dedicati alle attività di formazione e istruzione. Purtroppo il suo appare un esempio isolato di efficienza e concretezza. La Centrale Idrodinamica e la Sottostazione Elettrica, che è in via di recupero, rischiano di rimanere cattedrali nel deserto. Servirebbe la sua stessa intraprendenza anche per lo sblocco delle altre aree e per favorire l’intervento dei privati (come ha ricordato nell’intervista al vostro settimanale) da affiancare all’impegno del pubblico. Ma anche lei mi ha confessato che non sempre è stata appoggiata in questo impegno generoso.

Lei evidenziava poche settimane fa in una nostra intervista: “No alle fazioni per costruire il futuro di Trieste” , non trova che stia succedendo l’esatto contrario verso il Presidente Monassi. I dati portuali presentati dall’ APT certificano il continuo aumento  del traffico merci, sembra che il Porto di Trieste funzioni. Questo dato potrebbe rappresentare una buona gestione del Porto? oppure secondo Lei non è sufficiente?

Al di là di qualche parziale statistica di crescita (credo sia evidente che non possiamo accontentarci di qualche migliaio di TEU in più quando gli altri ragionano in milioni), io prendo atto che tutti i grandi progetti di cui si parla da anni, se non da decenni, come la piattaforma logistica, il terminal ro-ro, i raddoppi dei moli il potenziamento delle infrastrutture di retroporto sono ferme così come manca una seria strategia di alleanze fra i porti dell’Alto Adriatico da Ravenna a Pola e un marketing territoriale che faccia arrivare nuovi traffici e operatori. Ora per la città è venuto il momento di un’ambizione più alta. Credo che la maggioranza dei triestini chiedano oggi un cambio di passo, atti concreti affinché questo territorio si risvegli dai suoi torpori. Questa è la sfida che i cittadini pretendono da noi politici e da tutti i responsabili della cosa pubblica. Ed è un supplemento di speranza e di sguardo coraggioso verso il futuro di cui verrà chiesta ragione in particolare a noi cattolici.

Una risposta a “Il Porto secondo il senatore Russo”

  1. Lucilla ha detto:

    Ci sono talvolta delle strategie che riguardano l’economia della città ma devono sottostare a procedure e date che non possono essere modificate. Purtroppo, se venissero divulgate potrebbero nuocere ai potenziali vantaggi della città. Si tratta di attendere ancora poco tempo per conoscere gli sviluppi futuri che dipendono da date inderogabili. Non credo che ciò dipenda da un nome soltanto al quale si tenta di attribuire la responsabilità degli eventi. Ci sono concause ben conosciute da chi è stato osservatore attento degli sviluppi della città che non dorme affatto. E’, però, vero che la politica ha inciso fortemente ma è anche vero che se l’unica Istituzione che dipende da Roma e non viene eletta dal popolo dovesse dipendere da un unico colore politico potremmo facilmente cadere nella dittatura e sarebbe la morte della democrazia che fa di tutto per mantenersi gli scranni ottenuti a colpi di battaglie elettorali. Ci sembra che nessuno sia esente da questo peccato!

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