Ho letto con l’interesse l’articolo “Quel ragazzo transgender che non si si vergogna di essere diverso dagli altri”, a firma di Mary Barbara Tolusso e pubblicato a pagina 41 de Il Piccolo lo scorso 15 ottobre 2015.
Presentato come recensione di un libro, di fatto funge da vetrina per una serie di“progetti” pronti ad essere di nuovo presentati nelle scuole, a partire da quelle d’infanzia.
Si legge nell’Articolo: “In realtà c’è tutto da guadagnarci, nel ‘Gioco del rispetto’, si tratta di una sorta di educazione alla fluidità identitaria, alla possibilità, per le generazioni future, di non trovarsi ingabbiati in schemi rigidi, paralizzanti, moralisti”; si legge poi nella conclusione: “ Per questo è assolutamente controproducente ostacolare qualsiasiprogetto propedeutico a una formazione più liquida, accogliente, la stessa che è stata negata a tutti quelli che la ostacolano”.
Lo scorso 6 marzo il Comune di Trieste, a mezzo della Vicesindaco Fabiana Martini, replicando alla mia denuncia sul progetto introdotto nelle scuole d’infanzia, dichiarava che “ il ‘Gioco del rispetto’ è un progetto completamente estraneo al recente e controverso dibattito sul gender ed è sufficiente documentarsi per averne evidenza”.
Due versioni in netto contrasto!
La replica, indubbiamente in buona fede, lascia pertanto intendere che la stessa persona che l’ha scritta forse è stata informata in maniera non totalmente esaustiva.
L’autrice dell’articolo sembra dire esattamente l’opposto, ovvero lega inequivocabilmente questo progetto a tematiche dell’affettività, omosessualità, fluidità di identità di genere e di educazione inerente a tematiche sensibili.
Alla luce di questo chiedo pertanto al Comune di Trieste quale sia ora la sua posizione riguardo a questo progetto e, se in disaccordo con quanto pubblicato lo scorso 15 ottobre, di prendere la distanza in maniera chiara ed inequivocabile da quanto sostenuto dall’autrice.
Amedeo Rossetti de Scander
Genitore
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