Giovedì 5 febbraio 2015 Stefano Fontana ha tenuto una conferenza al Centro Pastorale Paolo VI su "Tutto ha avuto inizio al Cairo. L'ideologia post umana degli organismi internazionali". Ecco la cronaca della serata.

Il nuovo disordine mondiale che fa capo all’ONU




(Foto Lasorte)

Gli organismi internazionali, e soprattutto l’ONU e le sue agenzie, sono ormai il centro di una pianificazione mondiale di una ideologia post umana che poi, tramite i soggetti della società civile allineati a questa ideologia, a cominciare dalle grandi ONG, penetra nel vissuto quotidiano. Questo il quadro realistico che Stefano Fontana ha descritto giovedì scorso 5 febbraio presso il Centro Pastorale Paolo VI parlando sul tema: “Tutto ha avuto inizio al Cairo. L’ideologia post umana degli organismi internazionali”.

Nel 1994, al vertice ONU del Cairo su Popolazione e Sviluppo, è emerso un consenso sui cosiddetti “diritti sessuali e riproduttivi”. Questi comprendono aspetti positivi, come l’accesso alle cure anti Aids oppure l’ampliamento dell’allattamento al senso, ma ne contengono anche di molto negativi, come la contraccezione, la sterilizzazione, l’aborto e l’inserimento dei cosiddetti “nuovi diritti” di omosessuali e transessuali dentro la nozione di “diritti sessuali e riproduttivi”.

Il programma del Cairo – ha spiegato Fontana – durava fino al 2014, ma nel 2013 l’Assemblea generale dell’ONU l’ha rilanciato fino al 2030, collegandolo con gli Obiettivi del Millennio (Millennium Developments Goals), scaduti nel 2015 e pure rilanciati fino al 2030. In questo modo i “diritti sessuali e riproduttivi” vengono equiparati al diritto all’acqua potabile o all’istruzione scolastica di base e, come tali, definitivamente canonizzati. Per una ragazza di un Paese povero, avere la pillola del giorno dopo sarebbe un diritto come accedere all’istruzione di base.

L’ONU ha anche individuato i punti su cui insistere in questo nuovo quindicennio: distribuzione a tappeto della pillola del giorno dopo; equiparazione dei diritti sessuali e riproduttivi agli altri diritti fondamentali dell’uomo, cambiamento delle culture e delle religioni tramite partnerships con le comunità religiose, ingresso massiccio nelle scuole per promuovere una educazione gender fin dalla scuola materna.

Tutte le agenzie ONU sono impegnate in questo programma, ma soprattutto l’UNFPA (Il Fondo per la popolazione), UNWOMEN, istituita nel 2010 per sviluppare la parità di genere, UNAIDS, per la lotta contro l’Aids. Il programma è finanziato lautamente da Fondazioni private – la fondazione di Warren Buffet, quella di Bill e Melinda Gates, la DKT International, la Gynuity Health Projects, la Hewlett-Packard Company, il Open Society Institute di George Soros, il miliardario Ross Perot, il fondatore di Facebook, Mark Zukerberg, l’ex sindaco di New York, il miliardario Michael Bloomberg, la famiglia Rochefeller, la Bayer Ealth Care.

A dare il là a questi programmi è una società privata, la International Planned Parenthood Federation (IPPF) – e il suo braccio di ricerca il Guttmacher Institute – che dal 1952 si adopera nel mondo per la contraccezione e l’aborto e per una completa libertà di scelta nei diritti sessuali e riproduttivi. Essa riceve ogni anno 337 milioni di dollari solo dallo Stato federale americano.

La Piattaforma d’Azione del Cairo stabiliva che i due terzi delle risorse avrebbero dovuto provenire dagli Stati. Ma gli Stati, soprattutto dei Paesi poveri, derivano le risorse dai rapporti con le multinazionali farmaceutiche e con le grandi Fondazione occidentali. L’Africa è un enorme mercato mondiale per i contraccettivi, dato che il 65% del totale della popolazione ha meno di 35 anni. Entro il 2020 si prevede che tre persone su quattro avranno una media di 20 anni.

Bisogna prendere atto – ha affermato il relatore – che siamo di fronte ad una governance mondiale che assomiglia ormai molto ad un governo mondiale. Si tratta di persone non elette democraticamente, ma designate dai governi o espresse dalla burocrazia ONU. Esse costituiscono una casta che definisce le politiche mondiali, fa pressioni sugli Stati, detta leggi agli operatori sanitari e agli insegnanti, definisce una nuova etica, impedisce la libertà di coscienza. Quando vediamo che in un’aula scolastica entra l’ideologia del gender dobbiamo sapere che siamo solo all’epilogo locale di un processo pianificato in alto e destinato a pervadere tutto il mondo. Per questo motivo – ha concluso Fontana – bisogna prendere seriamente in considerazione una obiezione di coscienza nei confronti degli Organismi internazionali, insieme al recupero del concetto di nazione, che è un elemento naturale cui non possiamo rinunciare dandolo in pasto alla ideologia disumana dei poteri forti internazionali.

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