Non comprendiamo il Natale se partiamo dai nostri bisogni. Bisogna conoscere il Natale in sè, e allora troveremo un aiuto anche per i nostri bisogni.

Il Natale secolarizzato




Il grande teologo Garrigou-Lagrange, morto nel 1964, ha fatto una riflessione molto utile anche oggi a proposito del Natale. Egli ha detto che c’è un modo di intendere il dogma cattolico che lo concepisce come se servisse a porre rimedio ai nostri bisogni, assicurare la nostra vita morale, animare la nostra solidarietà verso gli altri, aiutarci a sviluppare la nostra personalità, costruire la pace nel mondo e cose di questo genere. Garrigou-Lagrange diceva che il dogma cattolico richiede di essere inteso per se stesso e non in funzione dei nostri bisogni, per alti che questi siano. Poi, se conosciuto per se stesso, produce anche tutti gli altri frutti.

Capita così anche per il Natale. Davanti a  questo Natale del 2013 e vedendo come di esso di parla in tanta stampa cattolica, si ha spesso l’impressione che Dio si sia incarnato per aiutare i disoccupati, per stare vicino agli esodati, per sanare il bilancio dell’INPS o per farci uscire dalla crisi economica. Sulla stampa cattolica è tutto un parlare di Natale presso i presídi dei cassintegrati, di Natale in fabbrica, di Natale vicino a chi ha il posto di lavoro in pericolo. Sembra che il Logos si sia fatto carne per farci uscire appunto dalla crisi o per dare una mano al governo Letta o ai sindacati. Ma se lo spread fosse a 100 e la disoccupazione a zero ci sarebbe ancora bisogno che Dio si facesse uomo? L’uscita dalla crisi renderà il Natale superfluo, come le luci di giorno o i gelati al polo nord?

Che il Natale sia anche un’occasione per attuare forme di solidarietà fraterna tra noi è cosa molto buona. Però perché questo avvenga bisogna prima di tutto “capire” il significato teologico e dogmatico dell’Incarnazione del Verbo. E questo ci viene spiegato molto meno di quanto ci venga spiegata l’opportunità di solidarizzare a Natale con i disoccupati. Perché Dio si è fatto uomo? Questo abbiamo bisogno di capire, prima di tutto. E’ dalla conoscenza che passa poi l’azione. Il Natale prima di tutto è stato un evento cosmico, poi ne deriva anche un comportamento. Il Natale non vale per la soluzione ai nostri bisogni che può favorire; vale in sé.

Sottolineare solo o prevalentemente a cosa i dogmi “servano”, per esempio alla solidarietà tra di noi o alla pace, significa secolarizzare le verità della fede. Significa, come scriveva Garrigou-Lagrange, servirsi di Dio anziché servire Dio.

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