Gli articoli che proponiamo prendono in esame il tema del discernimento degli spiriti, pratica antichissima per riuscire a compiere giorno per giorno la volontà di Dio. Tutta la vita di fede, se autentica, è caratterizzata da un continuo “combattimento spirituale”, da affrontare con le armi del discernimento. E, come ricorda Papa Francesco se è vero che il discernimento spirituale non esclude gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche o morali, esso tuttavia le trascende. Inoltre «anche se include la ragione e la prudenza, le supera, perché si tratta di intravedere il mistero del progetto unico e irripetibile che Dio ha per ciascuno e che si realizza in mezzo ai più svariati contesti e limiti. Non è in gioco solo un benessere temporale, né la soddisfazione di fare qualcosa di utile, e nemmeno il desiderio di avere la coscienza tranquilla. È in gioco il senso della mia vita davanti al Padre che mi conosce e mi ama». Il discernimento quindi che non richiede capacità speciali e non è riservato ai più intelligenti e istruiti, conduce alla fonte stessa della vita, Dio.

Il discernimento negli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola




Il discernimento negli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola
di Francesco Recanati

Gli articoli che proponiamo prendono in esame il tema del discernimento degli spiriti, pratica antichissima per riuscire a compiere giorno per giorno la volontà di Dio. Tutta la vita di fede, se autentica, è caratterizzata da un continuo “combattimento spirituale”, da affrontare con le armi del discernimento. E, come ricorda Papa Francesco se è vero che il discernimento spirituale non esclude gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche o morali, esso tuttavia le trascende. Inoltre «anche se include la ragione e la prudenza, le supera, perché si tratta di intravedere il mistero del progetto unico e irripetibile che Dio ha per ciascuno e che si realizza in mezzo ai più svariati contesti e limiti. Non è in gioco solo un benessere temporale, né la soddisfazione di fare qualcosa di utile, e nemmeno il desiderio di avere la coscienza tranquilla. È in gioco il senso della mia vita davanti al Padre che mi conosce e mi ama». Il discernimento quindi che non richiede capacità speciali e non è riservato ai più intelligenti e istruiti, conduce alla fonte stessa della vita, Dio.
Il lavoro parte dalla testimonianza personale racchiusa nel libretto degli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola (1491-1556) e si articolerà in tre parti. Nella prima si vuole riassumere l’esperienza stessa di Ignazio, mostrando come le regole che troviamo negli Esercizi sono frutto della sua esperienza spirituale e non di mere teorie psicologiche. Ignazio ha vissuto in prima persona il discernimento e le regole contenute nel libretto sono la conseguenza della progressiva accoglienza di Dio nella sua vita. La seconda parte ha come oggetto il discernimento che indirizza l’uomo a cercare, trovare e compiere la volontà di Dio. La terza parte infine mostra nella pratica quali sono le regole per il discernimento degli spiriti elaborate da Ignazio di Loyola e compendiate nel libro degli Esercizi Spirituali.

I. Dall’esperienza di sant’Ignazio di Loyola alle “regole”

Il tema del discernimento è conosciuto fin dalle origini della spiritualità cristiana. Molti sono gli autori che, ispirandosi alla propria esperienza e confrontandosi con i testi della Sacra Scrittura, ne hanno trattato in modo approfondito, lasciandoci una vasta eredità di scritti e testimonianze.
Un posto di rilievo spetta di certo a sant’Ignazio, a merito del suo famoso libretto di Esercizi Spirituali, il quale rappresenta anche una concreta iniziazione, un tirocinio o un apprendistato per giungere a discernere con compiutezza e maestria. In modo piuttosto originale egli dedica un’intera parte del libretto a quelle che sono delle vere e proprie “regole” di discernimento. Il suo intento è di aiutare a riconoscere “in qualche modo” i diversi moti interiori, che generati dai vari spiriti, si contendono il nostro cuore. Queste regole sono ritenute all’origine e alla base degli Esercizi, tant’è che un’autorevole interprete della spiritualità ignaziana, il gesuita Pietro Schiavone, le considera come il filo conduttore degli Esercizi stessi.
Il libretto nasce dall’incontro personale di Ignazio con Dio, il Dio vivo e vero, che egli ha voluto comunicare nel miglior modo possibile, per poter a sua volta aiutare le anime a sperimentare “qualcosa” di Dio e della sua grazia. È quindi il frutto di ciò che Ignazio esperisce e medita a lungo nella preghiera, grazie a una singolare capacità di introspezione. Questa esperienza di grazia ha avuto una storia, cominciata in modo graduale e modesta subito dopo il ferimento di Ignazio a Pamplona e la sua lunga convalescenza nella casa paterna di Loyola. In questi luoghi inizia il suo profondo cammino spirituale di rinnovamento interiore e ha modo di notare per la prima volta che nel suo cuore c’è una notevole differenza di moti interiori, legati alla diversità di pensieri. Da una parte quelli in cui trovano compiacenza i desideri mondani, le sue ambizioni, il gusto delle prodezze belliche e sentimentali, ma che una volta abbandonati lo lasciano arido e triste, dall’altra i pensieri spirituali, suscitati dalle letture della vita di Cristo e della storia dei santi, che non solo gli donano un diletto immediato ma anche dopo, lo lasciano avvolto da una pace e una gioia duratura. Egli stesso racconta nella sua autobiografia, che quando «pensava alle cose del mondo, ne provava molto piacere, ma quando, per stanchezza, le abbandonava, si ritrovava arido e scontento». Al contrario invece, quando pensava di vivere in modo più impegnativo la sua relazione con Dio, che andava pian piano maturando, «non solo trovava consolazione nel tempo in cui restava in questi pensieri, ma anche dopo che essi lo avevano abbandonato restava contento e allegro». Stupito da questa diversità, si sofferma a lungo sul fatto e coglie, «attraverso l’esperienza, che dopo alcuni pensieri restava triste, e dopo altri allegro; venendo a conoscere a poco a poco la diversità degli spiriti che si agitavano in lui, l’uno del demonio l’altro di Dio». Il fatto stesso di una tale diversità di pensieri e di sentimenti, la coscienza che egli ne prende, la conoscenza cui perviene della loro origine spirituale e del loro senso, sono le prime riflessioni che fa su uno dei modi con cui Dio parla al cuore dell’uomo. Così ogni qualvolta pensava che le sue intuizioni potessero servire, non soltanto a sé, ma anche ad altri, le metteva per iscritto. È proprio questa esperienza, avvertita per grazia di Dio, che gli apre gli occhi del cuore facendogli intuire che la parte più intima di ogni uomo è anche il campo di battaglia tra Dio e Satana.
Alla conversione, cominciata nella casa paterna, segue una confessione generale e la veglia d’armi davanti all’altare del santuario di Nostra Signora di Monserrat, dove da uomo d’armi diviene il pellegrino Ignazio. Il suo cammino di intensa purificazione invece continua a Manresa e lì riceve delle profonde illuminazioni, doni della grazia di Dio e impara a seguire il filo dei pensieri e degli affetti, comprendendo che il Signore guida l’anima alla perfezione per la via dei moti interiori. Egli stesso afferma che il Signore, attraverso l’alternanza degli spiriti, lo «educava come fa un maestro con lo scolaro». Il Signore lo porta pian piano a comprendere tutto in Lui e gli fa capire che senza mettere ordine nel proprio cuore, non si può ritrovare la bellezza originaria dei doni di Dio che è amante della vita e non disprezza nulla di quanto Lui ha creato. Il discernimento degli spiriti in Ignazio è allora il mezzo della liberazione umana per attuare un dono totale a Dio e, nello stesso tempo, lo strumento che ci permette di arrivare a una sempre maggiore conoscenza e comprensione di Lui, e di tutto in Lui.
Di questa esperienza, non possiamo non menzionare brevemente le letture che ne caratterizzarono il cammino. Ignazio stesso infatti riconosce in esse, uno dei “mezzi” che il Signore ha utilizzato per condurlo a Lui. Durante la sua convalescenza a Loyola, Ignazio non trovò, suo malgrado, nessun libro di cavalleria che avrebbe desiderato leggere, ma solamente la Vita Jesu Christi del certosino Ludolfo di Sassonia e la Leggenda aurea o Flos Sanctorum del domenicano Jacopo da Varagine. Rimase molto colpito da queste letture, tant’è che esse segnarono l’inizio della sua conversione. Probabilmente, come molti sostengono, a Monserrat, in preparazione della confessione generale, lesse l’Esercitatorio della vita spirituale di García Jiménez de Cisneros, un confessionario comunemente usato in quel periodo. A Manresa invece conobbe per la prima volta l’Imitazione di Cristo, all’epoca attribuita al monaco Giovanni Gersonio, che diventerà per lui una lettura familiare e che consiglierà a tutti. Sicuramente su di lui hanno influito anche altri autori, molto conosciuti all’epoca, tra cui san Bernardo da Chiaravalle, da cui Ignazio, secondo alcuni studiosi, ha preso ispirazione per alcune regole della seconda settimana, ovvero la tentazione sub specie boni e la consolazione senza causa. Un ruolo molto importante va riconosciuto anche a san Tommaso d’Aquino e a Dionigi il Certosino. L’esperienza di queste letture e i suoi studi teologici all’Università di Alcalà e alla Sorbona di Parigi lo hanno di certo aiutato nella composizione degli Esercizi e in particolare delle regole.
Per Ignazio il discernimento e l’esperienza spirituale procedono di pari passo. Più egli si apre all’azione della grazia, più riesce a scoprire e imparare a riconoscere gli intrighi del demonio che sempre cerca di deviare l’uomo dal compiere la volontà di Dio. Le regole, di cui parleremo in modo più approfondito nei successivi articoli, non sono ricette per la soluzione di problemi e, non essendosi mai trasformate in un’esposizione scolastica, rimangono ancora oggi una valida guida precisa, rispettosa e concreta, indirizzata a tutti coloro che vogliono crescere nella conoscenza del proprio cuore e della divina Volontà, giorno per giorno.

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