Lo ius soli non è affare della Chiesa. Questa, in sintesi, la posizione di don Nicola Bux, stretto collaboratore di Ratzinger

Il collaboratore di Ratzinger: “La chiesa non si occupi di ius soli”




Lo ius soli non è di competenza della Chiesa cattolica. Questa, in sintesi, la posizione di don Nicola Bux, sacerdote della diocesi di Bari, ma soprattutto noto per aver condiviso culturalmente e spiritualmente il suo percorso con Benedetto XVI.
“Una profonda amicizia”, ci dice Don Bux, scandita dalla collaborazione nata nella Congregazione per la dottrina della fede. Abbiamo intervistato il sacerdote sulla posizione della Cei rispetto alla necessità di approvare la proposta sullo Ius soli, sugli interventi pubblici della Chiesa in merito e sull’eventuale punto di vista al riguardo di Joseph Raztinzger.
– Monsignor Bux, lei condivide il sostegno al digiuno per lo Ius soli annunciato dall’arcivescovo di Ferrara?
Un vescovo dovrebbe sapere che il digiuno è un atto religioso -come insegna il Catechismo (art.1969)- ed è ordinato a Dio “che vede nel segreto”, in opposizione al desiderio di “essere visti dagli uomini”. E’, poi, una espressione penitenziale per convertirsi e ottenere il perdono dei peccati;serve ad acquisire il dominio sui propri istinti e la libertà di cuore. Con queste premesse, si dovrebbe comprendere perché il digiuno sia richiesto per prepararsi alla Comunione eucaristica. Insomma, non ha niente a che fare col digiuno praticato dai radicali cum similibus, che hanno infettato con le loro idee, pastori e fedeli.
– La Cei, seppur abbia recentemente sottolineato la non sufficienza della “nascita” come requisito, sostiene apertamente l’approvazione della legge. Tutta la Chiesa è su queste posizioni in modo unitario?
Ho recentemente ricordato che questa e altri affari, non sono un affare della Chiesa. Se della promozione umana essa si deve occupare, questa dipende innanzitutto dal far conoscere il Vangelo e proporre agli uomini “l’economia della salvezza” che si realizza coi sacramenti.La cosiddetta integrazione, Gesù Cristo l’ha fatta proprio predicando il Vangelo, in primis la conversione a Dio. Così l’apostolo Paolo ha potuto affermare che, una volta battezzati in Cristo Gesù, non c’è più giudeo o greco, schiavo o libero, uomo e doma, ma tutti siamo uno, integrati nel suo corpo che è la Chiesa. La Chiesa cattolica si è diffusa in tutto il mondo per adempiere a questa missione e non ad altra. Mi pare che recentemente il Segretario di Stato vaticano abbia dichiarato che il resto è un affare della politica. Il professor Galli della Loggia ha messo in guardia la Chiesa dal fare concorrenza alle organizzazioni umanitarie.I l problema nasce quando gli ecclesiastici parlano da politici e i politici da ecclesiastici…La Chiesa, se ha da dire una parola in merito, riguarda lo ius Coeli: cioè che, figli di Dio, non si nasce ma si diventa col battesimo. E’ un errore che la Cei sposi campagne politiche, perché la coinvolgono in questioni che non le competono; così, si confondono i fedeli, mentre quelli che hanno il giudizio cattolico, non si riconosceranno più nella Chiesa.
– Lei ha collaborato con Benedetto XVI. Mi permetto di chiederle: cosa penserà, secondo il suo punto di vista, il Papa Emerito, rispetto a questa vicenda?
Di sicuro Benedetto XVI direbbe, che bisogna ritrovare il coraggio della distinzione di ciò che è cristiano. Mons.Sandro Maggiolini, vescovo di Como, osservava che la Gerarchia cattolica si è frequentemente lasciata intimorire, abbandonando i semplici, che pure avevano diritto di essere tutelati, alle correnti più innovative e magari più fragili. Si è così giunti ad una sorta d’inconscia apostasia di massa da parte del popolo di Dio. Oggi si fa fatica a ritrovarsi in una comunità di fede, di morale e soprattutto di disciplina.
– Il Centro Astalli collabora con la Bonino per la campagna “Ero straniero”, al fine di superare la Bossi-Fini. Assieme al Centro anche altri enti cattolici, provenienti specialmente dall’associazionismo. Ma la Chiesa ormai la pensa come i radicali?
E’ noto che molti santi hanno praticato le opere di misericordia corporale e ancor più spirituale:non hanno mai adempiuto alle prime omettendo le seconde, come: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori…queste sono oggi omesse, perché non alla moda. E’ noto quanto la donna in questione ha detto e fatto in materia di aborto e dintorni. E Gesù le direbbe: “Donna, non peccare più”. Coloro che stanno in compagnia di Gesù – come sant’Ignazio chiamò la sua fondazione- dovrebbero saperlo meglio di altri e, sull’esempio del loro fondatore e della schiera di santi che la decorano, le dovrebbero chiedere innanzitutto di convertirsi e fare penitenza. Altrimenti, sono all’apostasia, all’allontanamento dal pensiero di Cristo. Conosco molti gesuiti che soffrono per questo.
– Lo Ius soli, però, sembra assecondare una certa narrativa sull’accoglienza come prerogativa della carità. E’ così?
L’accoglienza che richiede Cristo alla Chiesa è quella che porta alla conversione (Catechismo,art.1229), perché questa è la prima carità: termine che indica soprattutto l’amore di Dio per noi. L’accoglienza degli stranieri, che non sono sicuri e non hanno risorse nel proprio paese d’origine, invece, è prerogativa delle nazioni (art.2241), in specie quelle più ricche, nella misura del possibile; anche il richiamo a rispettare le leggi del paese ospitante, è un affare dei pubblici poteri.
– Chi nella Chiesa si è scherato contro l’approvazione dello lo Ius soli, ha assunto questa posizione per contrastare Papa Francesco?
Chi pensasse questo, attribuirebbe indirettamente al papa un ruolo fazioso nella Chiesa: facendo partito per gli uni contro gli altri; così, invece di unirla causerebbe la divisione. I partiti appartengono alla politica, come pure l’organizzazione e la soluzione dei bisogni. Ricordiamo le parole di Cristo: “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
di Francesco Boezi
Fonte: http://www.ilgiornale.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *