Il castello senza il Re




Tardo pomeriggio di un sabato già vestito dei colori e delle luci del prossimo Natale – mancano esattamente nove giorni. Tutt’intorno, in uno dei centri commerciali della nostra città più amati e frequentati, si aprono le quinte di una magica rappresentazione, a dire il vero un po’ precoce e forse troppo sgargiante.
Ciò non toglie che la pioggia di piccole luci d’argento che scende dal primo all’ultimo piano abbia il suo fascino e sia una gioia per gli occhi. D’altra parte la luce è il simbolo per eccellenza del Natale.
La libreria è affollatissima, gli scaffali sembrano quasi vacillare sotto il peso di pile e pile di libri dalle copertine attraenti. Ci fosse un solo volume dedicato alla festa che pur dovrebbe essere la ragione stessa di tanta ricchezza! Leggendo i titoli e i risvolti di copertina ci si imbatte nel solito giallo gotico, che si avvia a sostituire del tutto con i suoi misteri da baraccone la perduta aura sacra del mondo, e i polpettoni sentimentali che gridano alla liberazione dei sentimenti e dell’istinto allo scopo di far sentire a posto la coscienza di chi avrebbe assai più bisogno invece di un bell’esame di coscienza.
I film in proiezione questo sabato così sfavillante sono uno più attraente dell’altro: avventura, favola, mitologia, azione, commedia e via dicendo. Altro che i nostri tempi, quando sotto Natale era già una grazia vedere e rivedere “Biancaneve e i sette nani” nei cinema cittadini e quando ancora nelle parrocchie si proiettavano per bambini intramontabili film sacri come “Ben-Hur”, “Barabba”, “La più grande storia mai raccontata” e “La tunica”. Nessun bambino di oggi starebbe seduto per due ore o più a seguire incantato la Storia di tutte le storie. E non perché non ne sia capace, ma solo perché ne ha perso completamente l’abitudine e il gusto.
Con queste osservazioni non vogliamo certo imbarcarci in una delle solite analisi pessimiste che stroncano a priori la moderna e ricca civiltà del benessere e della tecnologia. A nessuno piacciono la povertà, lo squallore, il disagio e la tristezza della rinuncia né l’arretratezza che sospinge indietro la vita.
Nessuno nega la cura con cui questo centro commerciale è stato addobbato né vuole vestire i panni del profeta di sventura che, con i toni incendiari di un Savonarola, parla di un supermarket pieno di tante buone cose e di un cinema che comunque si preoccupa ancora di narrare qualche bella favola come se si trattasse della nuova Babilonia. Ciò che manca ormai è il contenuto, ossia la percezione profonda del vero fine di tutta questa profusione di beni: non possiamo negare che la scena sia ben allestita, ricca di fantasia, di colore, di musica e di lucentezza. Ma quale commedia verrà messa in scena? Che cosa si racconta e si racconterà attraverso tutte queste forme opulente e scintillanti? Ecco lo stonatura! Ecco il grande assente su questo palco meraviglioso! Si è preparato il banchetto, si sono bardate a festa tutte le stanze, si sono invitati i musici e i cantastorie più bravi del regno. Ci guardiamo intorno smarriti e frastornati. Dentro risuona una sola domanda: ma Lui, il Re della festa, dov’è?

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