Il cardinale arcivescovo emerito di Torino: «Non si vada dietro alla pazzia di certi sindaci che hanno trascritto. In Italia non si può fare e mi auguro che le leggi tengano conto di questa problematica. No alle trascrizioni gay. Questo orgoglio omosessuale sembra diventato un vanto».

No all’ideologia Lgbt




Alla vigilia della discussione al consiglio comunale di Torino sulle trascrizioni delle nozze omosessuali contratte all’estero, il cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito della città, è intervenuto in maniera molto chiara: «Non si vada dietro alla pazzia di certi sindaci che hanno trascritto. In Italia non si può fare e mi auguro che le leggi tengano conto di questa problematica. In questa vicenda è la visione antropologica della persona che va a farsi benedire».

Poletto ha parlato anche di unioni civili: «Il matrimonio vero è tra un uomo e una donna. Non sono contrario ai diritti individuali: se due omosessuali vogliono mettersi insieme non li giudico, ma non chiamiamolo matrimonio». Anche le formule alternative che si vorrebbero oggi introdurre in Italia, non convincono il porporato: «Dipende da che diritti si danno. Se sono gli stessi che si danno a una famiglia non sono d’accordo».

Il cardinale ha anche dedicato una battuta a un recente fatto di cronaca, accaduto a Moncalieri, dove un’insegnante – su insistente domanda di un alunno – avrebbe parlato in classe delle cosiddette terapie riparative (supporto psicologico per chi non accetta la propria condizione omosessuale). Il caso, sollevato strumentalmente da Repubblica, ha creato grande dibattito e, secondo Poletto, «c’è una disputa se questa inclinazione dipende da un fatto genetico, culturale o choccante che la persona ha avuto nella sua infanzia o adolescenza. Credo che se uno che ha questa inclinazione voglia farsi testare psicologicamente possa avere risultati». Ha quindi esemplificato, citando un fatto personalmente accadutogli alcuni anni fa: «Un ragazzo mi ha detto: io sono omosessuale. Perché?, gli ho risposto. Perché i miei amici mi prendono in giro. Io ci credo, anche se non lo sento. Certe situazioni si creano culturalmente: questo gay pride, questo orgoglio omosessuale, questo propagandare, questo Marino che trascrive, sembra che poi diventi un vanto. Così si rovina l’equilibrio naturale. C’è tutta una corrente culturale che se ne infischia».

Poletto ha spiegato poi di essere totalmente contrario all’introduzione della fecondazione eterologa nel nostro paese: «Spero che si corregga, che non si introduca. È un diritto di tutti sapere chi è la mamma e chi il papà». E le aperture del sinodo su gay e divorziati? «Io non c’ero, ma non si è concluso nulla. Il Papa dice che bisogna avere misericordia. Giusto. Ma se si è divorziati non si può fare la comunione».

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