Renzi voleva in questo modo spiegare il suo concetto di laicità che gli permettesse di essere cattolico e nello stesso tempo di promuovere una legge contraria alla legge morale naturale. L’impresa è in realtà sciocca, tanto quanto la frase adoperata per esprimerla.

“Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo”




“Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo”. Così ha detto il premier Renzi in TV al programma di Bruno Vespa, all’indomani della approvazione della Cirinnà. Probabilmente egli avrà pensato di aver detto una saggezza e di aver definito, con quella frase, il concetto di laicità, che gli permetterebbe di essere cattolico e nello stesso tempo di promuovere una legge contraria alla legge morale naturale. L’impresa è in realtà sciocca, tanto quanto la frase adoperata per esprimerla.
Prima di tutto una ovvia constatazione: nella Costituzione non c’è scritto nulla circa il riconoscimento delle Unioni civili tra persone omosessuali. Renzi non si può certo appellare agli articoli sulla famiglia che i Costituenti consideravano chiaramente come formata da un uomo e una donna. Il riferimento all’articolo 2 sulle aggregazioni sociali fa acqua da tutte le parti. Soprattutto non è costituzionalmente fondata la parificazione tra coppia omosessuale e coppia eterosessuale sposata. Molti hanno sostenuto che la legge Cirinnà aveva molti aspetti di incostituzionalità, segno che i suoi rapporti con la Costituzione stessa sono problematici. Quindi tra giuramento del presidente del Consiglio sulla Costituzione e la legge appena partorita da un Parlamento forzato a farlo dal governo non c’è un gran rapporto.
In secondo luogo non è nemmeno vero che un cattolico non giuri sul Vangelo. Giurare vuol dire esprimere solennemente il proprio assenso. Per esempio in tribunale si dice “giuro di dire la verità, solo la verità, nient’altro che la verità”. In questo caso si dà il proprio assenso incondizionato ad una verità, quella di dire la verità. Anche il cattolico ha dato il suo assenso a delle verità. Non solo è come se avesse giurato sul Vangelo ma anche sul Catechismo della Chiesa Cattolica. C’è l’adesione alla Costituzione ma per il cattolico c’è anche l’adesione incondizionata alla legge di Dio. Ogni volta che il cattolico dice “amen” giura su questa legge. Se Renzi dice “amen” giura sul Vangelo.
Ammettiamo comunque che l’atteggiamento di Renzi abbia un fondamento sulla Costituzione. Ci si chiede: la Costituzione è l’ultimo tribunale della verità? Quello che dice la Costituzione è legge assoluta, tale da sovrapporsi anche alla legge morale della coscienza debitamente formata? La Costituzione può rendere male il bene e bene il male? In questo caso la Costituzione sarebbe un idolo, un nuovo Vangelo. E questa non sarebbe certo laicità. Se Renzi fa della Costituzione un assoluto non può più dirsi laico. Solo sottoponendo la Costituzione e la legge positiva ad una legge superiore si rispetta la loro legittima autonomia, ossia la loro laicità. La laicità richiede di essere sub lege, altrimenti diventa un assoluto e quindi una nuova religione. Guai se la politica diventa assoluta, lo abbiamo visto proprio nel comportamento arrogante e giacobino del governo nei confronti del Parlamento a proposito dell’iter della Cirinnà: disprezzo per il confronto, disprezzo delle regole, disprezzo delle valutazioni degli altri, perché c’era una “verità” assoluta da imporre.
Se si è giurato sulla Costituzione bisognerebbe prima di tutto applicare quella. La Costituzione italiana è quella di una repubblica parlamentare. Ma Renzi ha fatto approvare una legge da una maggioranza raccogliticcia obbligata a fare la sua volontà dalla posizione della fiducia. Non ha tenuto conto di quel Parlamento a cui, però la Costituzione – e di questo egli tiene conto ogni giorno – dà la facoltà di dare la fiducia ad un governo non eletto dal popolo. Quando il Parlamento dà la fiducia ad un governo non eletto va bene, quando il Parlamento pretende di discutere la legge Cirinna allora la Costituzione non va più bene.

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