Versione on line del "Caminetto dell'Arcivescovo" sulle vicende di questi giorni: la delibera della Giunta comunale, le critiche di Vita Nuova, le polemiche in corso.

Giunta e DAT al “Caminetto”




Eccellenza, nei giorni scorsi Vita Nuova ha criticato la delibera della giunta comunale di Trieste con la quale si istituiva il Registro delle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT). Ne è nato un vivace dibattito, soprattutto nel sito di Vita Nuova e su Face Book. Lei come ha preso la polemica?

L’ho presa bene. Il confronto è il sale della democrazia e della laicità, che è tale proprio in quanto lo permette e non se ne scandalizza. Se nella pubblica piazza non c’è un vero confronto la coscienza civile non cresce. Le istituzioni civili non devono avere paura delle critiche e non devono rintuzzarle in malo modo. Il dibattito pubblico a Trieste è arricchito anche dalla voce della Chiesa, la quale non si allinea col pensiero unico dominante e che, per questo, anima in modo serio e vero la democrazia.

Le critiche di Vita Nuova sono state interpretate come un disprezzo della laicità delle istituzioni civili…

Di questo mi stupisco. Le istituzioni sono di tutti, o meglio sono a garanzia di tutti, anche di chi non è d’accordo con alcune loro scelte. Nelle istituzioni non ci sono “i nostri” e “gli altri”. Questa è democrazia e laicità. Talvolta capita invece che le istituzioni sposino una parte. Devo dire per correttezza che non ho mai trovato nel Sindaco atteggiamenti di questo genere, anche se negli ambienti che lo circondano ho prove e fatti che questo è avvenuto. Le istituzioni non dovrebbero mai farsi catturare dal conformismo culturale.

Alcuni componenti della Giunta che hanno sostenuto la delibera fanno parte di associazioni ecclesiali. La cosa la disturba?

Conosco la situazione. Lei fa un velato riferimento all’Azione Cattolica. Ne approfitto per dare un chiarimento. Questa gloriosa associazione ecclesiale ha appena tenuto la propria assemblea elettiva. Il Presidente uscente ha insistito, nel suo discorso, sulla dimensione ecclesiale dell’associazione, sul rapporto di fedeltà con il Vescovo, ha dichiarato l’importanza centrale del magistero della Chiesa anche nei settori ove si richiede una presenza pubblica dei cattolici. L’Associazione cattolica di Trieste compie una importante opera educativa. Nel settore adulti c’è qualche problema di identità associativa, ma è isolato rispetto alla complessità dell’Associazione.

La delibera sulle DAT non affronta nessun bisogno amministrativo effettivo e quindi si presta ad essere interpretata come una presa di posizione ideologica. Non le sembra?

Vorrei fare qui una osservazione di carattere generale. La sinistra ha subito lungo gli anni una considerevole trasformazione. Da un partito sociale si è passati ad un partito radicale. Da una cultura comunitaria si è passati ad una cultura individualistica e borghese. Dai bisogni si è passati ai desideri. Questa trasformazione ha impedito alla sinistra di confrontarsi seriamente col magistero della Chiesa ed è rimasta bloccata entro schemi culturalmente datati. Credo che la sinistra debba interrogarsi a fondo su questo, perché contrapponendosi ideologicamente alla Chiesa ci si preclude l’incontro con la sua grande sapienza sociale e umana. E questo è un impoverimento per tutti. Criminalizzare la Chiesa, accusandola di integralismo solo perché intende esprimere il suo patrimonio di idee e verità, vuol dire criminalizzare le nostre radici. Un simile atteggiamento esprimerebbe una sciocca superbia che pretende di non avere bisogno di nessuno.

Talvolta gli amministratori dicono che devono fare quello che i cittadini chiedono. Anche nel caso di questa delibera si è detto che la chiedevano i cittadini.

Per sapere come la pensano i cittadini bisogna aprire un confronto nella pubblica piazza per far maturare l’opinione pubblica. Ricordo che l’ex Presidente francese Sarkozy aveva creato gli stati generali della bioetica quando si trattava di modificare le leggi in vigore in quel Paese. La situazione in cui è maturata questa delibera non è stata proprio di questo genere.

Un’ultima domanda. Spesso i politici pensano che fare una scelta è doveroso per impedirne una peggiore. E’ la teoria del male minore. Lei cosa ne pensa?

Ci può essere un bene minore o maggiore, ma non c’è un male minore. Non si può fare il minimo comun denominatore tra i mali. Inoltre, in senso strettamente politico, questa tattica non paga: il cosiddetto male minore è solo una tappa verso il male intero. Si pensa di chiudere ed invece si apre un percorso che poi non si controlla più. Nelle ultime settimane vari comuni italiani hanno approvato una delibera per dire che in quel comune non si faranno mai leggi contrarie alla famiglia come per esempio le unioni civili. Come vede, si può anche puntare al bene maggiore, e di solito paga anche politicamente.

Una risposta a “Giunta e DAT al “Caminetto””

  1. fulvia ha detto:

    Sono rimasta colpita da una frase che il Vescovo ha espresso alla fine del suo intervento e che dice tutto:
    …”il cosiddetto male minore è solo una tappa verso il male intero…si apre uno spiraglio che poi non si controlla più…” E’ una bella lezione per tutti noi a puntare sempre al bene maggiore, costi quel che costi, anche a costo di perdere la faccia. E in questi tempi bisogna avere il coraggio di rivestirci dell’armatura di Cristo : agnelli di dentro e Golia di fuori. E avanti…

    Fulvia Vatta

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