Gli inventori del Gioco del Rispetto ora chiedono il confronto e il dibattito. Perché non è stato concesso quando a chiederlo erano i genitori critici di quel progetto?

Gioco del Rispetto: e adesso vogliono il dibattito…




Tutti coloro che hanno criticato il Gioco del Rispetto hanno cercato il dibattito fin da subito. Lo ha cercato Amedeo Rossetti, il genitore che per primo ha segnalato la questione. Lo ha cercato Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova. L’hanno cercato i giornalisti e i collaboratori del settimanale diocesano che si sono interessati del caso. L’hanno cercato molti altri, anche a livello nazionale. L’esito è stato il seguente: una bella porta sbattuta in faccia.

Gl’ideatori e i sostenitori del Gioco non hanno mai ritenuto di doverci degnare di una qualche risposta ragionata, ma si sono chiusi a riccio, evitando ogni discesa nel merito. La Giunta dell’ex sindaco Cosolini, che aveva aderito al progetto, ha fatto quadrato, confondendo la nostra richiesta di dibattito tra professionisti con la polemica. Sono scesi, insomma, nel soggettivo, a fronte di una richiesta di confronto che voleva essere (ed è stata) unicamente oggettiva.

È insorto pure l’Ordine degli psicologi del Friuli Venezia Giulia, non per dare una qualche spiegazione, ma per dire che i detrattori volevano «darsi luce» e, in quanto «pseudo professionisti», hanno finito per «“parlare” inadeguatamente», improvvisandosi «esperti in adolescenza». Chiedevamo il dibattito e siamo stati coperti d’insulti. Chiedevamo un confronto e ironizzavano su chi si perde attorno ai giochini.

Adesso la Giunta è cambiata e, ritenendo del tutto opportune le nostre obiezioni, vuole – come da programma elettorale – eliminare «il percorso educativo denominato “Il Gioco del Rispetto”», nonché attuare l’«uscita del Comune di Trieste dalla rete ReADy».
Neanche a dirlo, insorge ora Benedetta Gargiulo, responsabile del Gioco, con un ordine perentorio: «Il Gioco del Rispetto non si cancella» e deplora clamorosamente la mancanza di «dialogo» e «dibattito». Se la prende poi con il gruppo Dipiazza: «La nuova Giunta del Comune di Trieste dice NO. E basta. […] Il Gioco del Rispetto va eliminato, punto». Ma non era forse la Giunta precedente a ripetere come un tamburo che il Gioco del Rispetto andava introdotto, punto?

La Gargiulo rincara: «In ogni esternazione emerge il disprezzo per un’opinione diversa». Ha perfettamente ragione. Come risposta, infatti, le nostre opinioni hanno ottenuto soltanto il disprezzo degli “esperti”. Loro sono nell’istruzione «da anni e con competenza». Gli altri no, improvvisano e sono incompetenti. Questo è stato per mesi il tenore del tanto desiderato «dialogo».
Sarà certamente vero che al Gioco «hanno detto “sì” 18 scuole, 70 insegnanti e l’80% dei genitori», ma non è vero che «ha seguito un iter rispettoso delle opinioni e delle esigenze di tutti in ogni fase della sua approvazione». Noi siamo stati cassati e derisi.

Fa molto bene, la responsabile del Gioco, a richiamare l’articolo n.33 della nostra Costituzione, sulla libertà d’insegnamento. Ma la libertà è anche quella del genitore di rifiutare i Piani dell’offerta formativa (Pof). I genitori cioè – come scrive la Gargiulo – dovrebbero scegliere «individualmente e facoltativamente se aderire o meno al percorso formativo». Così non è stato e ne abbiamo data ampia informazione. I genitori contrari al percorso, che hanno chiesto informazioni sul Pof, sono stati ridicolizzati, in quanto esigua minoranza. Il Pof relativo al Gioco, approvato a fine ottobre 2015, era «generico» – come scrisse Fontana – e ambiguo, per via del vago riferimento all’«educazione alla tolleranza e al rispetto delle differenze».

Viceversa, tutte le obiezioni che ponemmo si riassumono nella tesi per cui, con il pretesto del rispetto delle differenze e della lotta all’omofobia, si sarebbe voluta diffondere la teoria del gender. Come disse l’Arcivescovo Crepaldi su Vita Nuova, «un progetto come quello del Gioco del rispetto non può essere definito scientifico solo perché lo ha detto qualche “esperto”, magari legato in qualche modo all’establishment che ha prodotto il progetto stesso». Non c’è, infatti, nulla di scientifico nel ritenere che «maschio e femmina sono stereotipi sociali». E quindi – osservò mons. Crepadi – «il gender, dal punto di vista biologico, è completamente destituito di ogni tipo di scientificità».

Sarebbe stato sufficiente che gli “esperti” rispondessero: non è vero quanto dite, il Gioco del Rispetto non ha nulla a che fare col gender – e giù dimostrazioni. Non è vero quanto dite, maschio e femmina sono invece stereotipi sociali – e giù dimostrazioni. Sarebbe stato un dialogo tra professionisti.
È stata invece una polemica gratuita, scaturita da parte degli “esperti”, che non se la sono sentita di dibattere con degli incompetenti, con dei genitori ridicoli e con degli pseudo professionisti in cerca di visibilità. Questi i fatti. Pretendere ora il dibattito da parte di chi l’ha rifiutato sa di patetico.

2 risposte a “Gioco del Rispetto: e adesso vogliono il dibattito…”

  1. Laura ha detto:

    Ottimo, razionale e coerente!

  2. LELLA ha detto:

    Ma beanche per sogno, potevani pensarci prima.

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