Pubblicato su Il Piccolo del 2 aprile 2014
Scontro tra Pustetto e Marini sulla linea della diocesi di Trieste. Depositate 5mila firme per istituire le Dat. Bagarre in commissione sul fine vita
La petizione sul fine vita, contestata dalla diocesi di Trieste, scatena anche lo scontro in Regione. Ieri la Terza Commissione aveva programmato un’audizione per consentire la presentazione del documento sottoscritto da oltre 5 mila cittadini. A prendere parola in piazza Oberdan sono stati alcuni promotori, tra cui Amato De Monte, il medico che aveva attuato il protocollo di distacco dell’alimentazione a Eluana Englaro nella clinica La Quiete di Udine. La petizione chiede di istituire un registro regionale delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat) con accesso alle informazioni tramite tessera sanitaria. Dopo l’illustrazione del testo è intervenuto Stefano Pustetto (Sel), il consigliere che assieme a Renzo Liva del Pd ha portato avanti l’iniziativa in questi mesi. Ed è lì che è cominciato il botta e risposta con il fronte cattolico, rappresentato in Commissione da Bruno Marini di Fi. «È di questi giorni la forte presa di posizione della Curia di Trieste contro la petizione promossa dall’associazione “Per Eluana“ affinché le dichiarazioni anticipate di fine vita vengano inserite nella tessera regionale della Sanità – ha esordito l’esponente di maggioranza -. Se è del tutto comprensibile che la Chiesa ribadisca quali sono le regole cui devono sottostare i propri fedeli, è inaccettabile che a queste regole dettate da una “fede” si debbano piegare anche i non credenti e questo solo perché, secondo i cattolici, la vita non è un bene disponibile in quanto donata da Dio». Pustetto ha poi citato la Conferenza Episcopale Tedesca che, a detta del consigliere, «definisce le disposizioni anticipate del paziente come “un saggio strumento che fornisce informazioni preziose sulle volontà che una persona gravemente malata vorrebbe sapere rispettate”. In Germania – ha insistito – 9 milioni di cittadini hanno firmato una Dat e di questi 3 milioni sono cattolici: li scomunichiamo tutti? Nessuno si può arrogare il diritto di decidere della vita degli altri, non lo può fare la Chiesa o qualsiasi altra religione, non può farlo il medico non può farlo la politica». Ecco, infine, il passaggio che ha fatto imbestialire Marini. «L’unico che può decidere della sua vita è il paziente stesso cosi come del resto hanno fatto il cardinale Martini e papa Wojtyla. Spiace – ha concluso Pustetto – che persone acculturate come i vescovi facciano confusione con l’eutanasia». Il consigliere di Fi, che sul tema chiede piuttosto un intervento del Parlamento, è andato su tutte le furie: «Ma cosa stai dicendo? Fai passare Wojtyla come un sostenitore dell’eutanasia? È inaccettabile. E inaccettabili sono gli attacchi al vescovo di Trieste e ai cattolici». Di fronte ai toni che stava assumendo il diverbio, poi attenuati, il presidente di Commissione Franco Rotelli (Pd) ha pure minacciato di interrompere la seduta. (g.s.)
Pubblicato su Il Piccolo del 3 aprile 2012
Circa le dichiarazioni del Consigliere regionale Pustetto che indica in Papa Woiytila e il card. Martini delle persone che avrebbero espresso per sé una volontà eutanasica ciò è falso. Infatti sia Papa Giovanni Paolo II che Martini hanno applicato per sé il criterio morale della Chiesa che è il rifiuto dell’accanimento terapeutico nel fine vita, che è ben lontano dall’eutanasia.
Per quanto riguarda le DAT dove dovrebbe essere espressa la volontà di chiudere la propria vita – in modo analogo come fa un suicida – è chiaro che si tratta psicologicamente di un orientamento depositato per l’eutanasia. Queste pseudo-distinzioni le abbiamo già sentite per il piccolo divorzio, che poi piccolo non rimase, – che doveva essere una sanatio ma che così non rimase – con tutte le conseguenze psicologiche sociali ed economiche e per l’aborto.
Se i vescovi tedeschi hanno individuato un certo percorso il Magistero contemporaneo di Papa Francesco è chiaro nei confronti della cultura dello scarto e in tal senso ha parlato con precisione nel Discorso alla delegazione dell’Istituto Dignitatis Humanae (7 dicembre 2013).
La tutela della vita da qualsiasi parte venga è un servizio alla persona e la società. Mettendo in guardia, dall’aborto e dall’eutanasia, la Chiesa cattolica come qualsiasi altra organizzazione o persona compie un servizio alla vera cultura dell’uomo. Infatti l’uomo, come afferma il filosofo e sociologo Horkheimer, laico, non è realtà ultima ma realtà penultima: ciò significa che l’arbitrio del fine vita è una forzatura della verità antropologica.
Ettore Malnati
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