Intervista a caldo a Giancarlo Cerrelli, escluso da Domenica In di oggi 3 novembre per le sue idee contrarie alla legge sull'omofobia in discussione al parlamento e all'ideologia gender che vuole ri-creare il genere umano

Escluso dalla RAI per le sue idee




Domenica 3 novembre la trasmissione RAI “Domenica In”, sulla scia del recente suicidio di un ragazzo di venti anni, ha in scaletta uno spazio dedicato all’omosessualità e all’omofobia.

Come Vita Nuova ha informato ieri, l’avvocato Giancarlo Cerrelli, vice-presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, che ha già avuto modo di esprimersi criticamente sull’omofobia e sulla legge in discussione al Parlamento italiano, è stato prima invitato alla trasmissione ma, dopo aver risposto alle domande di una redattrice su cosa avesse intenzione di sostenere nel corso del programma, ha ricevuto una telefonata dalla RAI con la quale veniva informato che la sua presenza non era più contemplata. Al suo posto interverrà una madre che ha accettato l’omosessualità del figlio che “dibatterà” con altre tre persone che, presumibilmente, si schiereranno tutte a sostegno della cosiddetta “ideologia del gender”.

Abbiamo raggiunto il giurista, che ha già avuto modo di partecipare in diretta il 20 agosto 2013 al programma “Uno Mattina Estate” (http://www.youtube.com/watch?v=T05UXNjIqR0&feature=player_embedded) per una breve intervista.

Avvocato Cerrelli, cosa avrebbe detto di tanto “imbarazzante” durante la trasmissione?

Avrei detto che la legge anti-omofobia, già approvata dalla Camera dei Deputati e in attesa dell’esame da parte Senato della Repubblica, è illiberale e minaccia gravemente la liberta di opinione. Avrei ancora affermato che il nostro Paese non ha bisogno di una legge anti-omofobia perchè il nostro ordinamento già prevede forme di tutela adeguate per eventuali abusi subiti da qualsiasi persona, compresi gli omosessuali. Questa legge non ha alcuna urgenza e gravità sociale tale da essere inserita tra i primi provvedimenti all’esame del Parlamento, invero, è parte integrante di una strategia, che ha come obiettivo finale l’inserimento, in modo articolato, nell’ordinamento giuridico italiano, del matrimonio tra persone omosessuali e l’estensione, a questi, del diritto di adozione di minori. L’approvazione di tale legge è il primo step per giungere a tale fine.

Perché ritiene non le sia stato permesso di esporre il suo pensiero?

Ritengo per il fatto di aver preannunciato in un’intervista preventiva che mi è stata fatta dai redattori del programma, che avrei parlato dell’ideologia del “gender” che sta dietro all’omosessualizzazione in atto nella nostra società. L’ideologia del gender, infatti, ha di mira l’indifferenziazione dei sessi per giungere a mutare le basi antropologiche della nostra società. Questa ideologia per attuare tale programma deve creare un ambiente sociale adatto al quale si perviene per mezzo dell’omosessualizzazione della sessualità, consistente sia nell’uniformazione dei sessi tra loro, che nell’avvicinamento del mondo e della cultura eterosessuale al mondo e alla cultura omosessuale. L’omosessualità deve diventare, avvalendosi della forma giuridica e del potente aiuto della comunicazione massmediatica, il motore per l’attuazione dei modelli omosessuali di vita per la costruzione del nuovo dis-ordine sociale e giuridico. L’ideologia del gender ha come scopo il superamento dell’aspetto biologico della sessualità, per favorire, invece, la percezione soggettiva del proprio orientamento sessuale.

L’ideologia del gender vuole plasmare il mondo contemporaneo in nome dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Si tratta di una nozione di uguaglianza discutibile poichè si confonde l’uguaglianza in dignità di ogni persona umana con l’uguaglianza di tutte le situazioni e di tutte le rivendicazioni in nome dei diritti umani. L’uguaglianza viene confusa con la somiglianza. Così persone omosessuali rivendicano il matrimonio e l’adozione dei bambini nonostante questo orientamento sessuale non sia una caratteristica ontologica della persona.

La legge anti-omofobia è funzionale a tale ideologia, che, come detto, mira a una decostruzione della nostra società e ad una sua costruzione su basi differenti, rinnegando le basi antropologiche della nostra civiltà.

Ritengo che queste considerazioni possano aver fatto cambiare idea alla redazione di “Domenica in” circa la mia partecipazione alla trasmissione, perchè ritenute politicamente scorrette.

Prenderà dei provvedimenti o crede che qualcuno interverrà in sede di Commissione di Vigilanza sulla RAI?

Vi è stata una forte e veramente inaspettata reazione da parte di tanta gente, che mi ha manifestato solidarietà privatamente e anche sui social-network e che ha avvertito l’esigenza di protestare attivamente scrivendo alla redazione di Domenica in. Sono tra l’altro a conoscenza che anche il mondo della politica si muoverà presentando un’interrogazione parlamentare sul caso, seguita da una richiesta di convocazione al presidente della Commissione di vigilanza RAI per porre il tema all’ordine del giorno nella prima seduta utile.

Ringraziamo il dott. Giancarlo Cerrelli per questa  intervista rilasciata “a caldo” e ci auguriamo di poterlo presto vedere sugli schermi del cosiddetto “servizio pubblico” televisivo per esprimere liberamente il suo pensiero.

 

Una risposta a “Escluso dalla RAI per le sue idee”

  1. Roberto ha detto:

    Non conoscevo Cerrelli, ma naturalmente conoscevo bene il pensiero di cui è esponente. Le sue parole e le sue idee, molto comuni in fondo, partono dal presupposto che le sessualità differenti da quelle che lui definisce canoniche non possano che essere “malattia” o cosciente “sabotaggio” delle basi della civiltà, nientemeno. Per rafforzare le sue considerazioni, o fobie perché di questo si tratta, non trova di meglio che teorizzare un complotto trasversale e di portata mondiale (come i tristemente noti “protocolli di Sion”, per dire). L’unico complotto che riesco a riconoscere è quello che ha portato me, e milioni di altre persone, fin dalla più tenera età, a contatto con una cultura omofoba che ci ha INSEGNATO ad avere reazioni di disgusto di fronte al concetto stesso di omosessualità. Una pratica costante, un vero e proprio imprinting, una moral suasion che, alla fine, costituisce un surrogato di istinto, e che come tale è stato spacciato. Ma l’omosessualità è un fenomeno naturale, che ci ha sempre accompagnati e che non si limita al genere umano. Mi si dirà che anche le malattie sono un fenomeno naturale, vero, ma di malattie…. ci si ammala, mentre omosessuali, che dir si voglia, ci si nasce, come si nasce biondi o con qualsiasi altra caratteristica che poi ci connoterà. Mettere assieme la questione dell’esistenza degli omosessuali con quella della loro eventuale genitorialità putativa, allo stato attuale del dibattito, è scorretto e strumentale. Con quale serenità d’animo, infatti, si potrà mai discutere di questa aspirazione se gli omosessuali sono ancora alle prese con la questione della loro presunta “malattia” e con la patente di immoralità che viene loro affibbiata? Perfino il loro desiderio di veder riconosciuti, legalmente e civilmente, i loro legami di coppia viene visto come eversivo e peccaminoso. Posso capire che non si voglia utilizzare il concetto di matrimonio, che è anche un sacramento e che, perciò, comporta sconfinamenti difficilmente accettabili, ma la pervicacia con la quale vengono rintuzzate anche le ipotesi di riconoscimenti alternativi, ed esclusivamente civili, tradisce la natura fortemente ideologica dell’avversione alla questione omosessuale.
    Al cupo Cerrelli che conciona circa il fatto che “questa legge [contro l’omofobia] non ha alcuna urgenza e gravità sociale tale da essere inserita tra i primi provvedimenti all’esame del Parlamento” chiedo: ma il fatto che vi siano tuttora omosessuali che si suicidano non sopportando l’ostracismo sociale, che vengono derisi e ghettizzati e, non di rado, brutalmente aggrediti fisicamente costituisce realmente un basso grado di emergenza sociale? Se è così allora non ho alcun interesse ad essere omologato ai suoi riferimenti etici e morali.

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