“Ecco una persona che ha preso Gesù Cristo sul serio”, e il mondo scoprì Madre Teresa




Se qualcuno, nel secolo scorso, ci avesse detto che la figura più carismatica della santità contemporanea sarebbe arrivata dall’Albania probabilmente lo avremmo guardato stupefatti chiedendoci da che pianeta scendesse. Il Paese dall’altra parte dell’Adriatico allora era ancora sotto il giogo comunista, e non solo comunista, ma tenacemente ateista al punto da far scrivere in Costituzione che la Nazione albanese professava la non credenza, letteralmente, roba da fare ‘invidia’ persino al più ferreo stalinismo. Un inferno in terra in pratica, e la metafora non è scelta a caso. Poi, caduto rovinosamente il regime, venne fuori l’Islam che in quelle zone abitava peraltro da secoli, una sorta di mondo sommerso nel crocevia cristiano-ebraico dei Balcani. Ecco, da un Paese e da una situazione così poteva forse nascere qualcosa di buono parafrasando le parole di Natanaele nel Vangelo? Ebbene sì, oggi sappiamo che la risposta è stata una ragazza di Skopje, al secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, in religione e per tutti, semplicemente Madre Teresa. Passata alla storia per il suo legame con l’India, e Calcutta in particolare, dove trascorse gran parte della sua vita da religiosa, in realtà Madre Teresa è stato – a suo modo – un frutto di quel Cristianesimo orientale forgiato nel crogiolo della sofferenza, semplice nella professione di fede e solido nella testimonianza, senza perdersi in troppi inutili discorsi, fossero anche teologici. Così, la ragazza di Skopje ha superato ostacoli di ogni tipo e diffidenze anche ecclesiali, vicine e lontane. Non staremo qui a rifare la biografia ovviamente ma, fra tutto quello che si potrebbe raccontare di lei, ed è tantissimo naturalmente, vorremmo ricordare soltanto tre cose che forse più di altre danno la misura della sua stoffa umana e spirituale e quindi anche della sua santità. La prima è, neanche a dirlo, il primato di Dio, realizzato praticamente nel fatto che tutte le appartenenti alla congregazione da lei fondata (le Missionarie della carità) ogni mattina prima di cominciare le attività pastorali e caritatevoli offrono un’ora di adorazione eucaristica. La cosa non era e non è scontata, né ovvia e non si spiega altrimenti se non chiamando in causa una grande fede eucaristica e la certezza che davanti alla presenza di Dio tutto, ogni benedizione ed ogni bene, veramente è possibile. La seconda è il famoso discorso a Oslo quando ricevette il premio Nobel e ammonì i grandi della terra sullo scandalo dell’aborto arrivando persino a dire che era questo e non altro la prima minaccia alla pace nel mondo: una considerazione che suona scorrettissima ieri come oggi e richiama a una visione trascendente della storia per cui ogni peccato chiama un’espiazione, o una riparazione, per quanto moderni e adulti si possa essere. La terza, infine, fu la descrizione dell’uomo industrializzato moderno, appunto, come ‘morto ambulante’ quando disse, più o meno, che “i moribondi che a Calcutta andiamo a prendere sulle strade, da voi in Occidente li vedo in giacca e cravatta nelle strade alla moda”: volendo dire naturalmente che tra la miseria fisicamente spaventosa dei poveri indiani e quella dell’anima, più nascosta ma ugualmente terribile, di tanti uomini e donne magari facoltosi delle nostre città a ben vedere non c’era poi una grande differenza.

Tutto questo, però, fu possibile perché Madre Teresa riportava tutto a Cristo e attraverso di lui dava senso e significato a tutto ciò che le accadeva intorno, come quando alla fine di un’intervista un giornalista esterrefatto le disse: “Madre ma come fa a fare tutto quello che fa, io non lo farei nemmeno per un miliardo di dollari!” e lei rispose a bassa voce di rimando: “Ah, ma se è per questo nemmeno io…è per Gesù che lo faccio!”. Alla fine di tanti discorsi complicati e dotti sul Cristianesimo, forse, il motivo per cui Madre Teresa è entrata nel cuore di tutti in mezzo mondo appassionando ed entusiasmando giovani e meno giovani è che ascoltandola e osservandola la gente arrivava sempre alla stessa semplice, diretta, quanto disarmante conclusione: “Ecco una persona che ha preso Gesù Cristo sul serio”. Tutto il resto, per quanto miracoloso, affascinante, incredibile o straordinario sarebbe stata solo una conseguenza di questo.

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