La stessa malinconia che il direttore Stefano Fontana aveva espresso vedendo la fotografia del sindaco Cosolini che firmava la proposta di legge per l'eutanasia, l'ho provata io vedendo stavolta l'ex sindaco Dipiazza.

Dipiazza come Cosolini




Qualche settimana fa il direttore Stefano Fontana ha scritto un editoriale nel quale esprimeva il sentimento di malinconia che aveva provato vedendo la fotografia del sindaco Cosolini intento a firmare la proposta di legge per l’eutanasia proposta dai radicali. Analogo sentimento ho provato io nel vedere, lunedì 15 luglio, sulle pagine de “Il Piccolo”, la fotografia dell’ex sindaco ed attuale consigliere regionale Roberto Dipiazza mentre pone la sua firma a sostegno della stessa proposta di legge.

Al dispiacere si è aggiunto anche lo sconforto nel leggere quanto affermato dal Dipiazza, che ha modo di dichiararsi “cristiano e cattolico”, ma anche “credente” in una battaglia di libertà per dare, a chi lo desidera, la possibilità di ricorrere all’eutanasia senza dover andare oltre confine.

Da ultimo mi ha rattristato venire a sapere che l’ex sindaco di Trieste e di Muggia ha ragionato in modo analogo anche sui temi del divorzio e dell’aborto.

Parto dall’analogia con l’aborto: se viene meno un valore, anzi, se viene meno un principio, tutto crolla. Basti pensare ai quasi sei milioni di aborti praticati legalmente in Italia dal 1978 ad oggi: solo in minima parte “casi limite” come quelli per i quali è stata richiesta la legge. L’aborto è ormai un fatto culturale con tutte le conseguenze che non sempre si hanno presenti: si è smesso di cercare soluzioni alternative in termini di aiuti, anche economici, ai genitori; si è smesso di ricercare terapie in grado di trattare precocemente eventuali patologie fetali; è venuta meno una rete di solidarietà in grado di aiutare le madri e le famiglie a cui fosse capitata una “gravidanza indesiderata”, vuoi per motivi familiari, sociali, economici o di salute della madre o del bambino. L’aborto è considerata la soluzione migliore e chi non vi ricorre viene pesantemente commiserato.

Con l’eutanasia la storia sarà analoga. E’ più facile che uno “si faccia da parte”. Meno sofferenze per il paziente, maggior sollievo per i famigliari, minori costi per la società, maggiori risorse da indirizzare su altri settori. Perché continuare a ricercare nuove terapie? Non bisognerà accompagnare il paziente negli ultimi giorni di vita: tutto si potrà programmare con largo anticipo e con meno fastidi per tutti. Per richiedere l’eutanasia non saranno necessarie gravi patologie in fase terminale. Lo si vede già nei paesi in cui l’eutanasia è legale: basta soffrire di quel “male di vivere”, vero dramma dei nostri giorni, per potervi ricorrere.

Quando viene meno un principio tutto crolla: non ci sarà l’ “eutanasia obbligatoria”, ma perché uno dovrebbe essere curato se in analoghe situazioni si è trovata una soluzione più rapida ed economica?

Roberto Dipiazza si dichiara “cristiano e cattolico”. Voglio ricordare le parole del nostro Arcivescovo sull’argomento: «I cattolici sono tali se rispettano le indicazioni della Chiesa su questioni di fede e di morale. Ciò vale per ogni fedele laico, compreso il cattolico in politica altrimenti non si è cattolico. E non perché il vescovo ritiri la patente, ma perché se la brucia da solo». Parole che valgono per i cattolici impegnati in tutti gli schieramenti. Anche papa Francesco è stato ripetutamente molto chiaro sull’argomento…

Nell’editoriale del Direttore venivano evocati sindaci capaci di guidare materialmente e spiritualmente la ripresa dal dopoguerra. Avrei preferito vedere l’ex sindaco impegnato alla ricerca di fondi per aprire un nuovo hospice o mentre lo inaugura, avrei preferito leggere la sua firma sotto una proposta di legge regionale che favorisca l’assistenza domiciliare ai malati terminali, avrei preferito evidenziare delle differenze sui temi etici fra i due principali schieramenti politici, invece…

2 risposte a “Dipiazza come Cosolini”

  1. Silvio Brachetta ha detto:

    Articolo necessario e chiarificatore.
    A parte le conferme indirette di Papa Francesco, che nell’Enciclica “Lumen Fidei” torna a parlare del Decalogo – «È altrettanto importante, inoltre, la connessione tra la fede e il Decalogo» (n. 46) – arriva proprio oggi (17 luglio) anche una conferma diretta dell’insegnamento del papa circa la vita umana.
    Vatican Insider (La Stampa) dà notizia di un «messaggio [del Santo Padre] ai cattolici della Gran Bretagna e dell’Inghilterra, inviato in occasione dell’annuale ricorrenza della Giornata per la Vita».
    «Nel suo messaggio, il Papa spiega che ogni vita possiede un valore inestimabile, “anche la più debole e la più vulnerabile, quella dei malati, degli anziani, dei bimbi non nati e dei poveri, sono capolavori della Creazione di Dio, fatti a sua immagine e somiglianza”».
    In sintesi, scrive il redattore, Papa Francesco «ha sottolineato la necessità di difendere la vita dal concepimento alla sua fine naturale. Lo riferisce la conferenza episcopale irlandese».
    Nessun cambiamento di dottrina, quindi (e ovviamente). E un cattolico che voglia dirsi tale non è tenuto a contrastare la dottrina.

  2. Mario Vidovich ha detto:

    Vita Nuova e i suoi redattori si distinguono per chiarezza e per l’aiuto che ci danno per essere cristiani coerenti. Ma quanti la leggono? Grazie Stefano Fontana, grazie Marco Gabrielli.

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