Anche il Trentino, dopo il Friuli Venezia Giulia, stabilisce le quote rosa alle elezioni. E' una politica sessista che chiama ancora donne le donne e uomini gli uomini e li divide in percentuali. Ma il gender non ha insegnato niente? Io, da maschio, dichiarerò di sentirmi donna e pretenderò di poter godere delle quote rosa quando mi candiderò. Votatemi!

Dichiarerò di sentirmi femmina e alle elezioni chiederò di godere delle “quote rosa”




Dal 1 dicembre anche il Trentino si è aggiunto all’elenco di Regioni e Province che hanno istituito l’obbligo di doppia preferenza per genere nelle elezioni.

Gli elettori del Friuli Venezia Giulia già conoscono questa modalità di voto, che impone alle liste di presentare un elenco di candidati che abbia una quota minima del 40% di femmine e che impone agli elettori che vogliono esprimere una seconda preferenza di esprimerla con candidato di genere diverso dal primo espresso, pena annullamento della preferenza stessa.

Non mi esprimo sulla farraginosità del sistema e soprattutto sulla pressoché nulla possibilità di controllo sulla regolarità dei voti espressi e risultanti dallo scrutinio. Quello che appare chiaro tuttavia è che c’è una crescente necessità di una maggiore serietà in politica. Per questo sto valutando l’ipotesi di una mia candidatura alle prossime elezioni. Non ho ancora deciso con che partito o in che lista, le idee non le ho ancora chiare e cambiano fluttuando con la costanza della marea. Tuttavia la certezza che ho è che mi candiderò all’interno delle “quote rosa”, dichiarandomi femmina.

Un mio impegno politico è una scelta riflettuta e ponderata, ma ritengo che l’impegno che comporta una vita da politico sia un sacrificio dovuto per garantire a tutti un futuro migliore, felice e libero da stereotipi e preconcetti.

La mia candidatura nelle quote rosa permetterà finalmente di potermi vedere riconosciuta la mia percezione; sento che il mio “io” femminile potrà dare nella politica, ed attraverso questa, un grande supporto al bene comune del mondo donna e di conseguenza di tutta la società.

Nessuno potrà non accettare e non riconoscere il mio essere donna, perché la liquidità sociale ha finalmente permesso di poter essere liberi di sentirsi quello che si percepisce di essere.

Dopo anni di forti battaglie, condotte a colpi di manifestazioni in cui non sono nemmeno mancate le manganellate, siamo finalmente liberi da qualsiasi stereotipo e gli omofobi non oseranno più dire nulla, riconoscendo finalmente questa liquidità che per anni hanno fatto bere a tutti.

Potrò finalmente essere libero di vestirmi da uomo ed essere donna, di essere però anche solo uomo.

Un po’ così ed un po’ colì.

L’unico magone viene dal fatto che sono e sarò costretto a potermi sentire sempre e solo o uno o l’altra, ma non entrambi contemporaneamente, perché altrimenti apparterrei al “terzo sesso”, che ancora non è riconosciuto e tutelato dal nostro vetusto apparato giuridico.

Ecco, sarebbe più equo che la legge prevedesse anche questo: una ripartizione nelle liste al 33,33 per cento per ogni tipo di genere, comprendendo anche il “terzo sesso”.

Dopo l’elezione sarà massimo il mio impegno per un’adeguata riforma del sistema familiare italiano, affinché si possa condurre questa società verso l’inclusione di tutti, anche in tema familiare.

Impensabile si possa considerare solo la famiglia composta da maschio e femmina; limitante ed escludente il concetto che oltre a quella “naturale”, ci possa essere anche solo la famiglia composta da maschio e maschio o da femmina e femmina. E tutti gli altri? Giusto allora, perché nessuno sia escluso, che si faccia una capillare campagna di sensibilizzazione per una famiglia che sia aperta, accogliente e veramente inclusiva; la soluzione perfetta sarebbe il poliamore, la famiglia dove ci stanno dentro tutti, maschi, femmine e terzo sesso, magari in una sorta di “famiglia ad adesione”, dove nessuno è obbligato a starci dentro per sempre.

C’è ancora molta strada da fare per l’evoluzione della specie, e lo dico senza temere le ire di chi mi accuserà di essere speciofobo. Sì, perché tutto quanto detto sinora non ha tenuto conto di tanti altri amori e legami, che temo potranno sentirsi esclusi e sviluppare di conseguenza forti disagi personali e sociali.

Uno di questi potrebbe essere la “dendrofilia”, alimentata anche da crescente sensibilità in materia di ambiente ed ecologia. Possibile che questa categoria non possa vedere riconosciuta la propria esistenza? Ci sono tante persone che soffrono per non potersi sposare con la magnolia del cuore e questo crea disparità. Perché non dare libertà a chi lo ama, di potersi accoppiare con un cactus?

Quindi votatemi, votate la lista “Diritti e (di)menti per tutti”.

Gli storti meglio stiano fuori.

3 risposte a “Dichiarerò di sentirmi femmina e alle elezioni chiederò di godere delle “quote rosa””

  1. Angelo ha detto:

    Perfetta analisi. La cultura “Progressista” si distrugge con le dlsue stesse contraddizioni.

  2. Rozzi Gaetano ha detto:

    Non puoi: un’ampia maggioranza di parlamentari “omofobi” ha approvato una legge che recita: “… nessuno dei DUE generi può essere rappresentato …”

  3. Elisabetta Chiudina-Piaceri ha detto:

    Complimenti, Amedeo: cogli sempre né segno!

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