Intervista a Susanna Fioranti (nella foto) e Marta Zanardo, del Comitato Articolo 26 di Trieste e Treviso: al Pasolini di Casarsa negato il consenso informato ai genitori.

Denuncia del Comitato Articolo 26: in FVG i corsi extracurricolari diventano obbligatori




E’ in pericolo il diritto/dovere educativo dei genitori

Il 14 gennaio scorso, il Comitato Articolo 26, sez. di Trieste e Treviso ha segnalato il caso dell’Istituto Pasolini (Casarsa, PN) a tutte le autorità scolastiche competenti, locali e nazionali, per disattesa attuazione di quanto disposto dalla circolare del Ministro Giannini del 6 luglio 2015. Cosa era successo al Pasolini?
Era successo che i genitori, il 10 novembre 2015, avevano ricevuto comunicazione del progetto “Penso, dunque scelgo” solo a pochi giorni dall’inizio di questa iniziativa che propone ai ragazzi delicati temi legati ad affettività, sessualità, identità sessuale e omosessualità. Un progetto extracurricolare, per cui i genitori hanno legittimamente chiesto di poter conoscere i contenuti e le competenze dei relatori per mezzo di una riunione informativa, per poter in seguito esprimere il consenso informato. Nonostante le rassicurazioni ricevute nessuna riunione ha avuto luogo prima dell’inizio del corso, e quindi il progetto è partito senza alcuna autorizzazione dei genitori.

Ma la Dirigente era obbligato a chiedere il consenso informato?

Nella risposta scritta fornita dalla Dirigente, è stato negato questo diritto ai genitori, appellandosi alla circolare del Direttore dell’ Ufficio Scolastico Regionale che esplicitava in regione la famosa circolare del Ministro Giannini del luglio 2015.

E cosa c’è che non va in tutto questo?

Che le disposizioni dell’Ufficio Scolastico Regionale contrastano con quelle del Ministro Giannini e quindi in Friuli Venezia Giulia c’è il rischio di una grave prevaricazione dei diritti della famiglie.

Cosa diceva la circolare Giannini?

Con quella circolare si ribadiva la centralità del Piano dell’Offerta Formativa, in cui “obbligatoriamente tutte le attività che le istituzioni scolastiche intendano realizzare devono essere specificate” e si stabiliva che “la partecipazione a tutte le attività extracurriculari anch’esse inserite nel P.O.F. è per sua natura facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni o degli stessi se maggiorenni che in caso di non accettazione, possono astenersi dalla frequenza”. In pratica: se una attività è extracurricolare è anche facoltativa ed è obbligatorio richiedere il consenso informato dei genitori. L’attività del Pasolini rientrava in questa tipologia.

Ma allora perché la Dirigente l’ha resa obbligatoria e non ha chiesto il consenso informato?

Questo è il punto su cui il Comitato Articolo 26 di Treviso e Triese insiste. Il Dirigente si è basato sulle indicazioni dell’Ufficio scolastico regionale, secondo il quale quando una attività viene svolta al mattino è automaticamente curricolare e non extracurricolare, anche se si tratta, come nel caso sopra citato, di educazione all’affettività. C’è una incongruenza tra la normativa scolastica nazionale e la sua esplicitazione regionale.

In cosa consiste l’incongruenza?

Mentre la circolare del ministro sostiene fortemente le famiglie nel loro diritto/dovere all’educazione, quella del Direttore dell’Ufficio Scolastico FVG ha aperto la strada a un utilizzo ambiguo dei termini “curriculare” (obbligatorio) ed “extracurricolare” (facoltativo), sostenendo che quanto fatto in orario scolastico debba essere in ogni caso equiparato alle materie curriculari, come italiano o matematica, e quindi reso obbligatorio.
Noi riteniamo che di fronte a un progetto didattico extracurricolare (un’uscita didattica, una manifestazione sportiva, un corso integrativo) proposto dalla scuola, i genitori debbano essere informati su quando e dove si terrà, sui contenuti proposti, sui materiali utilizzati e sulle competenze professionali di chi dovesse entrare a svolgerlo nelle classi.
Attenendosi a quanto indicato dalla circolare del Direttore, le scuole rischiano di imporre ogni attività didattica come se fosse obbligatoria, violando così i diritti dei genitori e dei figli. Questo abbiamo fatto presente alle autorità scolastiche competenti, locali e nazionali con la nostra segnalazione del 14 gennaio scorso.

Cosa volevate ribadire con questa vostra segnalazione?

Abbiamo voluto ribadire – a nome di tanti genitori che di fronte al diffondersi delle “gender theories” nelle scuole stanno riaffermando in senso ampio la propria responsabilità educativa – che il rapporto tra scuola e famiglia deve essere di fiducia e di collaborazione, nel pieno rispetto del ruolo specifico di ciascuna componente della comunità scolastica e del particolare e prioritario ruolo educativo che spetta alla famiglia, per il bene primario di bambini e ragazzi e dell’ intera società.

Al Pasolini di Casarsa come è andata poi a finire?

In una successiva riunione chiarificatrice richiesta dalla nostra associazione, la preside dell’Istituto Pasolini ha continuato a negare il diritto al consenso informato, appellandosi alla circolare regionale e ignorando tutta la normativa nazionale propostale, cosa che porterà i genitori a subire l’imposizione del resto del corso, nonostante i tentativi di far valere i loro diritti. Dovrà ovviamente rispondere anche per iscritto, ma a questo punto, attendiamo chiarimenti dal Ministero.

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