Della rivoluzione culturale francese




Il ministro francese dell’Educazione, Vincent Peillon, membro del governo socialista Hollande, è riuscito a ufficializzare – con l’assenza di ambiguità tipica delle vecchie bolle papali – la simulazione di realtà su cui si regge l’Occidente ex-cristiano: bisognava, mediante l’autorità politica, far passare coercitivamente la laicità per neutralità e la teocrazia giacobina per laicità. Sembra un gioco di parole e, per chiarire, andiamo ai fatti.

Il Peillon ha imposto l’affissione, in tutte le istituzioni scolastiche pubbliche, della “Charte de la laïcité” (Carta della laicità) – riporto qua in basso la versione non definitiva, tradotta e pubblicata da Il Foglio. Secondo Le Monde, uno dei maggiori quotidiani francesi, l’affissione è prevista «per fine settembre». Questa Carta, prosegue il giornale, anticiperà «un’altra misura già annunciata dal Ministero dell’Educazione» e, cioè, «l’instaurazione a partire dal 2015 d’un ora di “morale laica” per studenti e collegiali».

La Carta (provvisoria) è divisa in due sezioni – «La repubblica è laica», «La scuola è laica» – e formata da 17 articoli. L’operazione di camuffamento è grottesca: le due sezioni sono due dogmi, le due tavole della nuova Legge convenzionalista di Francia. E gli articoli sono i nuovi Comandamenti del programma d’indottrinamento collettivo, redatti con largo uso del verbo essere, che richiama la creazione, la convocazione perentoria all’esistenza.

Ma si tratta, dicevo, di una truffa, perché si vuol dar l’impressione che la laicità imposta da questo tipo di regime sia neutra. Viceversa, il governo socialista Hollande – ma il discorso si applica, in diverse gradazioni, alla totalità delle democrazie liberali d’Occidente – sostiene con forza una propria riforma delle istituzioni su base etica. E l’etica è tutto, fuorché neutra. L’etica, concepita a prescindere da Dio, è una scelta umana categorica di cosa sia bene e male; è una perentoria catalogazione di valori positivi e negativi, composta su base ideologica. È, insomma laicismo, non laicità, come più volte è stato ricordato dal Magistero pontificio ed episcopale della Chiesa.

Per non parlare del fariseismo intrinseco del documento: la Carta specifica che la repubblica «rispetta tutte le religioni» (n. 2) e «permette la libera espressione delle proprie convinzioni» (n. 13), ma stabilisce che «il personale […] nell’esercizio delle proprie funzioni non deve […] esprimere le proprie convinzioni politiche o religiose». L’unica convinzione che è tenuto ad esprimere è la Religione unica di Stato, innominata e camuffata con la laicità: «Tutto il personale è tenuto a trasmettere agli studenti il senso e il valore della laicità, come pure degli altri principi fondamentali della repubblica […]» (n. 11).

Lungi dal considerare la morale cristiana delle virtù personali, il governo francese esige la morale kantiana dell’obbligo e lo Stato Etico hegeliano, adorante la Dea della Pubblica Virtù. Infatti, «il personale deve essere assolutamente neutrale» (n. 13), «è vietato invocare la propria appartenenza religiosa» (n. 16), «[…] è vietato esibire simboli o divise tramite i quali gli studenti ostentino palesemente un’appartenenza religiosa […]».

È cominciato il lavaggio del cervello per i dieci milioni di studenti francesi (e per il personale docente).

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Carta della laicità – da Il Foglio

1. La nazione sancisce come missione fondamentale della scuola non solo la trasmissione di conoscenze, ma anche la condivisione con gli alunni dei valori della repubblica.

La repubblica è laica

2. La Francia è una repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Essa garantisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge sull’intero territorio e rispetta tutte le religioni.

3. La repubblica laica stabilisce la separazione tra le religioni e lo stato, che è neutrale nei confronti delle convinzioni religiose o spirituali. Non esiste una religione di stato.

4. La laicità garantisce la libertà di coscienza di tutti: ognuno è libero di credere o non credere. Essa permette la libera espressione delle proprie convinzioni, nel rispetto di quelle degli altri e nei limiti dell’ordine pubblico.

5. La laicità consente l’esercizio della cittadinanza, conciliando la libertà di ciascuno con l’uguaglianza e la fraternità di tutti, nel contesto dell’interesse generale.

6. La repubblica garantisce il rispetto di tutti i propri principi negli istituti scolastici.

La scuola è laica

7. La laicità della scuola offre agli studenti le condizioni adeguate per forgiare la propria personalità, esercitare il libero arbitrio e formarsi alla cittadinanza. Essa li tutela da qualsiasi forma di proselitismo e da ogni pressione passibile di pregiudicare le loro libere scelte.

8. Essa garantisce l’accesso a una cultura comune e condivisa.

9. Consente agli studenti l’esercizio della libertà di espressione nei limiti del buon andamento della scuola e del pluralismo delle convinzioni.

10. Stabilisce il rifiuto di ogni violenza e discriminazione, garantisce l’uguaglianza tra maschi e femmine e trova il proprio fondamento nella cultura del rispetto e della comprensione dell’altro.

11. Tutto il personale è tenuto a trasmettere agli studenti il senso e il valore della laicità, come pure degli altri principi fondamentali della repubblica, nonché a vigilare sulla loro applicazione nel contesto scolastico.

12. Il personale è altresì tenuto a portare la presente carta a conoscenza dei genitori degli studenti.

13. Il personale deve essere assolutamente neutrale: nell’esercizio delle proprie funzioni non deve pertanto esprimere le proprie convinzioni politiche o religiose.

14. Gli insegnamenti sono laici. Al fine di garantire agli studenti l’apertura più obiettiva possibile alle diverse concezioni del mondo, nonché alla vastità e alla correttezza dei saperi, nessuna materia è esclusa a priori dalla sfera scientifica e pedagogica.

15. Nessuno studente può appellarsi a una convinzione politica o religiosa per contestare a un insegnante il diritto di trattare una parte del programma.

16. Le norme di comportamento relative ai diversi ambienti scolastici, specificate nel regolamento interno, sono rispettose della laicità. E’ vietato invocare la propria appartenenza religiosa per rifiutare di conformarsi alle regole applicabili nella scuola della repubblica. Negli istituti scolastici pubblici è vietato esibire simboli o divise tramite i quali gli studenti ostentino palesemente un’appartenenza religiosa.

17. Con le loro riflessioni e le loro attività, gli studenti hanno la responsabilità di diffondere questi valori all’interno del proprio istituto.

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