La scissione dentro il PDL ha ulteriormente accentuato il processo di sfaldamento della politica italiana.
Berlusconi ha rifondato Forza Italia per riavere il controllo del partito, per avere ancora qualche carta politica da giocare dopo l’uscitra dal Senato, per essere in grado di prendere le distanze dal governo. Deve aver pensato che continaure ad appoggiare il governo aveva quattro conseguenze per lui negative: perdere gli elettori stanchi delle troppe tasse, avvantaggiare i ministri alfaniani ossia i nemici interni, dare tutto il tempo al PD di riaggregarsi dopo le primarie attorno al segretarioche le vincerà, preparare il terreno alla candidatura di Letta a premier nel 2015.
Anche guardando alle altre aree politiche, si rimane sbalorditi dallo smottamento in atto. Il Partito democratico ha dovuto sospendere il tesseramento in vista del congresso per tesseramenti pilotati. I quattro candidati per la segreteria si dilaniano l’un l’altro. Le sezioni del partito – che sembrerebbe preferire Cuperlo – si contrappongono al voto di opinione alle primarie. Un minimo di linea comune è imposta ai quattro candidati solo da Repubblica. Anche qui la politica sembra sul punto di finire.
La desolazione del quadro è pressoché totale: perfino Lista Civica si divide, mentre iulmovimento 5 stelle e la Lega non stanno troppo bene. E la cosa balza agli occhi proprio perché la situazione generale del Paese avrebbe bisogno di una visione del dopodomani, di un colpo di reni, di un coraggio politico che non può essere la somma delle mille debolezze. Non c’è quasi più niente che tenga.
E’ davanti a questo declino della politica in Italia che i cattolici dovrebbero sentire di avere un dovere particolare. Non di richiami moralistici al bene comune, ma di proposte per l’Italia. Proposte dirette a tutti ma non su misura per tutti. Proposte per ridare fiducia e suggerire strade non precarie da percorrere. Per dare non dico coraggio, che è oggi una parola eccessiva che puzza di retorica, ma per far sentire che qualcuno con delle idee e voglia di fare c’è ancora.
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