Il Consiglio regionale prende i voti. No, meglio “fa voti” affinché il Parlamento approvi al più presto la proposta di Testo unificato inerente la regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la disciplina delle convivenze, nota come “proposta Cirinnà”. E’ successo con voto in aula giovedì 20 novembre scorso. Lo hanno richiesto i consiglieri Lauri (SEL), Shaurli (Pd), Paviotti (Citt) e Frattolin (M5S. Lo hanno approvato in 28 più la presidente Serracchiani. Unico voto contrario: Marini (FI) e Zilli (LN): i nostri complimenti! Cargnelutti (NCD), Ziberna e Novelli (FI) hanno dichiarato la loro non partecipazione al voto, il primo «perché la materia è di competenza del Parlamento e non del Consiglio regionale», gli altri due perché non è stata accolta una modifica al testo che li avrebbe portati a votare astensione.
Mentre battiamo le mani al coraggioso voto in controtendenza di Marini e Zilli, ci permettiamo qualche osservazione sul voto di Cargnelutti, Siberna e Novelli. Lo sanno tutti che questi voti sono solo propaganda. Ma proprio per questo bisogna votare contro, e non semplicemente astenersi: per contrastare la propaganda. Sono voti che fanno opinione. Bisogna fare, con il proprio voto e non solo, contro opinione. Consiglieri che su questi temi si astengono non servono a nulla.
La motivazione addotta – ossia che tutti gli altri Paesi hanno approvato le unioni civili tra persone dello stesso sesso – non vuol dire niente, a meno che non si intenda la politica come ossequiare le maggioranze (per avere i voti). Senza disdegnare i voti elettorali, noi pensiamo che la politica dovrebbe essere qualcosa di più. Le unioni civili sono ingiuste nei confronti della famiglia naturale: i consiglieri regionali che hanno votato nel modo suddetto – presidente Serracchiani in primis – hanno votato per interesse e non secondo giustizia.
Infine, nella stessa riunione consigliare di giovedì 20, la presidente Serracchiani ha accolto un ordine del giorno a firma M5S più Lauri con cui si chiede alla Giunta di attivarsi presso il Governo affinché sia ritirata o annullata la circolare emanata lo scorso 7 ottobre dal ministro dell’Interno, Alfano, con cui si impediscono le trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero.
Cosa molto grave e inaccettabile, questa, anche per motivi istituzionali. Un presidente di Regione deve rispettare la legge e non fare pressioni sul ministro degli interni perché costui non rispetti la legge.
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