Chi salverà la Quaresima? Tra Zagabria e Cracovia




In croato la chiamano “Korizma”, in polacco “Wielki Post”, ma il significato ovviamente è ovunque lo stesso e cioè “Quaresima”: sì, proprio il tempo liturgico pre-pasquale che iniziamo questa settimana in unione con la Chiesa universale. Un tempo che, per quanto importante, rischia invece ogni anno di passare rapido e inosservato tra la fine della buia stagione invernale e l’inizio dell’attesa primavera, nel pieno delle attività lavorative e professionali. Eppure, scusate se è poco, in realtà a pensarci bene, il vero cristiano, non solo di nome, si vede proprio qui. In questo tempo liturgico definito popolarmente ‘forte’ proprio per indicarne la centralità che assume all’interno del calendario cristiano. E’ qui che si gioca, e si vede, letteralmente, la sua fede. Il tempo del Natale che pure è bellissimo, e di grande significato, venendo a coincidere con tante altre festività e ricorrenze (la fine dell’anno solare, il Capodanno, le vacanze a scuola, la settimana bianca….e chi più ne ha più ne metta) piano piano – almeno in Occidente – é stato progressivamente eroso di significato e messo decisamente in secondo piano rispetto al circo schiamazzante della mondanità circostante al punto che se stai festeggiando il mistero dell’Incarnazione, la befana o babbo natale è lo stesso: tanto in quel periodo festeggiano tutti e di tutto, per cui una festa in più o una in meno va sempre bene. Con la Quaresima e la Pasqua, invece (Deo Gratias), per ora non è ancora così: all’orizzonte non si scorgono feste concorrenziali, né giorni di vacanza, e ti fermi solo se hai un motivo vero per farlo. Tanto più che, comunque, come insegnano i bravi catechisti fin da piccoli, il vero centro della nostra fede è Pasqua, non Natale. A nascere, diceva quel predicatore ispirato, nasciamo tutti, magari con qualche sforzo e difficoltà, ma sappiamo come si fa, é risorgere – abbattendo i limiti del tempo e dello spazio terreno e varcando l’eternità – che è un’altra storia. Eppure, la rivoluzione del Dio cristiano è tutta qui: noi siamo quelli che professano che con la morte fisica del corpo non cala affatto il sipario sulla scena, ma, al contrario, se ci passate l’espressione poco teologicamente fine e accurata, ‘arriva il bello’. E’ difficile da immaginarlo con i nostri sensi e la nostra immaginazione, certo, ma é allora che vedremo faccia a faccia Chi ci ha creato e amato dall’eternità. Per questi motivi (e molti altri) la Quaresima dovrebbe essere quindi un tempo atteso, quasi desiderato, dai cristiani. Ora giriamoci intorno e vediamo un po’ se è proprio così: beh, se anche voi constatate quello che constatiamo noi, c’è di che meditare. Ci si potrebbe chiedere quale sia il motivo di questo declassamento sociale ormai cronico della Quaresima dalle nostre (nel senso di ‘italiche’) parti ma sarebbe troppo lungo e complesso in questa sede. Per cui, da mitteleuropei, preferiamo guardare da altre parti. 

            Non sono pochi infatti quelli che in questo periodo partono (o partiranno) per pellegrinaggi verso Oriente o comunque in santuari che si trovano in territori slavi. Come se si andasse alla ricerca di radici perdute. E, forse, a ben guardare proprio di questo si tratta: chi di recente ha fatto esperienza del tempo quaresimale in Croazia o in Polonia, tanto per fare due esempi, testimonia di una forte vitalità spirituale che ancora plasma e informa di sé gran parte delle abitudini della società locale, e – se magari nel frattempo si è allontanato dalla pratica di fede – torna a casa ricco di insegnamenti ed esperienze da trasmettere. A volte scopre aspetti mai approfonditi, o poco considerati, della tradizionale spiritualità cattolica, specialmente sotto la dimenzione penitenziale, oggi forse la più trascurata di tutte in generale. E il desiderio di prolungare e rendere viva agli altri quell’esperienza permane. Dalle nostre parti, in effetti, per dirne una, aspetti come il digiuno o la via crucis settimanale sono ormai finiti pressochè nel dimenticatoio oppure – il che è anche peggio – trasformati dal solito intellettuale da strapazzo, fosse pure un teologo colto, in qualcos’altro che non c’entra nulla: così il digiuno è diventato un generico ‘astenersi dalla televisione’ (?), dall’andare al ‘cinema’ (??) o persino ‘dalle parolacce’ (!), a libera discrezione e interpretazione del povero fedele, che diventa sempre più confuso, mentre la via crucis è diventata una letturina stiracchiata a scelta su qualsiasi cosa, in qualsiasi giorno, a piacimento, tanto è uguale. Così è se vi pare, direbbe Luigi Pirandello. Della serie: non prendiamoci troppo sul serio che la vita è una goduria, ‘La grande bellezza’ appunto, basta con queste fisime tutte croce e cilicio. Quando poi si confronta lo stato spirituale delle rispettive società, però, le differenze ci pare che emergano eccome: sarà un caso che nella diatriba sulle radici cristiane nell’Unione Europea prima e sulla legittimità pubblica dei simboli religiosi poi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI abbiano avuto più supporto da Zagabria e Cracovia che da Parigi, Madrid e Vienna messe insieme? Evidentemente no, diceva quello. Qualcosa vorrà pur dire. D’altronde, se così stanno le cose, non stupisce affatto che nel Paese che si affaccia sull’Adriatico dirimpetto a noi poche settimane siano state raccolte ben 700.000 (dicesi settecentomila) firme per blindare la natura del matrimonio naturale in Costituzione. Nel silenzio ostruzionistico dei grandi mass-media e col governo contro. E poi c’è chi li chiama pure ‘arretrati’, sì, proprio ‘arretrati’, con che faccia non si sa.

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