Buone vacanze!




In estate le temperature roventi e la stanchezza accumulata nel corso dell’anno lavorativo inducono gran parte della gente a prendersi una vacanza il più possibile rilassante e spensierata. Le mete preferite sono il mare e la montagna, con una predilezione più accentuata per le spiagge dove è possibile abbandonarsi al dolce far nulla, ristorandosi di tanto in tanto con un bel tuffo in acqua, una nuotata rigenerante o qualche bella immersione nelle profondità smaltate di alghe e di coralli e scintillanti di pesci dalle mille iridescenze.
Ma esistono anche altri modi per ritemprarsi: la lettura, l’ascolto di buona musica, le passeggiate nel verde, qualche gita in bicicletta in zone preferibilmente fresche e ombrose, e la visita delle più belle città d’arte nel nostro Paese. Quest’ultima possibilità è a mio avviso riposante quanto una nuotata o un escursione tra i boschi montani. Infatti la contemplazione del bello — che nel nostro Paese ha toccato il suo vertice con l’arte mirabilmente armoniosa, chiara e pacificante del Rinascimento — è una delle più potenti endorfine capaci di calmare e deliziare ad un tempo corpo e spirito, inducendo uno stato di riposo vigile ma abbandonato.
Anche la dimensione estetica può diventare meta dei nostri pellegrinaggi estivi. Davanti ad un dipinto ci si può smarrire per ore, entrando nella scena rappresentata, respirando l’aria diffusa del suo paesaggio, dialogando con i personaggi e tuffandoci dentro quei colori sapientemente sfumati e calibrati che sono la gloria del Rinascimento tra ‘400 e ‘500. Anche così si viaggia, solo in una realtà che è un prolungamento più luminoso, beato e rivelatore della realtà in cui ordinariamente viviamo. Basta soffermarsi, in stato di quiete, davanti ad un’opera e lasciarsi trascinare dalla sua bellezza oltre le sue cornici viaggiando nel tempo e nello spazio. In un mondo come il nostro, rumoroso, veloce e sovraccarico di ogni cosa — quello che Gillo Dorfles ha definito come horror pleni cioè il terrore per il troppo che congestiona ogni versante della nostra esistenza, contrapposto all’antico horror vacui che al contrario reagiva con un’effusione vertiginosa di elementi al senso di vuoto scavato dentro le anime solitarie e isolate —, accostarsi alle opere d’arte medioevali o rinascimentali italiane ed europee custodite un po’ dovunque può diventare un nuovo modo di viaggiare e anche di riposare.
Infatti, anche senza avere alcuna nozione precisa di arte e senza conoscerne la storia, certe opere ci catturano e ci afferrano nell’intimo di noi stessi e ci sollevano in una dimensione rarefatta che ha il potere di calmarci, riconciliarci con noi stessi e di elevarci ad un piano di vita più ricco, più pieno e più quieto. Di fronte alle tele di un Giotto, di un Beato Angelico, di un Mantegna, di un Botticelli, di un Giorgione, di un Leonardo, di un Perugino o di un Lorenzo Lotto l’anima viene investita da un’ebbrezza paradossalmente quieta e riposata, dolce e avvolgente. L’equilibrio dello spazio, le posture, i dialoghi silenziosi tra le figure, il tempo atmosferico in cui le immagini si fondono soffuse di una chiarità perfetta, il messaggio muto ma densamente significativo che risale dal fondo del dipinto come una brezza luminosa e carica di significati, tutto questo è riposo e insieme esperienza, pace e al contempo movimento leggero verso l’alto e verso l’oltre. Quando usciamo dal quadro è come se fossimo usciti da un mondo parallelo al nostro e ne portiamo con noi tutti i tesori scoperti e decifrati. Un carico di sapienza, di bellezza e di beatitudine a cui ritornare quando si avverte l’esigenza di cambiare aria e di vivere esperienze oltre i sensi, oltre lo spazio e oltre il tempo delle contingenze quotidiane. L’estate, tempo di mare e di svago, può così diventare anche tempo per appartarsi felicemente con questi amici silenziosi, tempo di solitudine e di rientro in se stessi, tempo di contemplazione e di dialoghi superiori, tempo di prendere sì il largo ma nel mare dell’infinito e della bellezza.

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