Dopo averlo annunciato in campagna elettorale, il sindaco di Venezia passa alle vie di fatto: non vuole fiabe «omogenitoriali» nelle scuole della città

Brugnaro: «Via i libri “gender” dalle scuole comunali. L’educazione in questo campo compete alle famiglie»




Lo aveva annunciato e ribadito in campagna elettorale, e ieri il nuovo sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha detto di essere passato alle vie di fatto: «Ho dato indicazione perché vengano ritirati dalle scuole comunali  i libri “gender”, “genitore 1 e genitore 2″». Quei libri, introdotti con gran clamore mediatico un anno e mezzo fa dalla giunta Orsoni, trattano di temi che secondo Brugnaro non possono essere imposti ai bambini dalle scuole. Sono «materie da lasciare ai loro genitori» perché «l’educazione in questo campo compete alle famiglie».

«A casa propria – ha dichiarato il sindaco di Venezia durante la conferenza stampa di presentazione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte dell’editore Aldo Manuzio – ognuno può fare quello che vuole», i genitori «nelle case si possono far chiamare papà 1 e papà 2», ma per quanto riguarda la scuola «io devo pensare alla maggioranza che si chiamano mamma e papà». Via dunque i libri di favole arcobaleno, che comunque «resteranno nelle biblioteche», ha spiegato Brugnaro. «Sono per la massima integrazione di tutti i bambini ma sono i genitori ad occuparsi della loro educazione».

Ricorda un articolo della Nuova Venezia che al centro di questo “caso” ci sono «1098 libri di favole – 36 titoli diversi per la scuola per l’infanzia, dieci per i nidi – acquistati all’inizio del 2014, su indicazione dell’allora delegata del sindaco (Giorgio Orsoni, ndr) ai Diritti civili e alla lotta per le discriminazioni, Camilla Seibezzi, per una spesa di circa 10 mila euro. Fiabe che attraverso disegni e storie di animali introducevano al tema delle famiglie omogenitoriali, ma anche alle differenze religiose o di nazionalità: una decisione che aveva acceso le tensioni all’interno della stessa giunta». Il Comune, bontà sua, volle concedere alle maestre «la discrezionalità sulla loro lettura», ma intanto quei libri sono «diventati un fatto acquisito».

Un «fatto acquisito» – prosegue il giornale del gruppo Espresso – esattamente come «la sostituzione della semplice dizione di “genitore” al posto di quella di “padre/madre” sui moduli scolastici», altra idea della delegata Seibezzi che all’epoca aveva fatto discutere. Non a caso le prime reazioni di collera alle parole di Brugnaro arrivano dalla stessa Seibezzi. «Il sindaco si comporta come se fosse uscito dalle pagine di un rotocalco degli anni Quaranta», dice l’ex consigliera comunale di ultrasinistra, che contro Brugnaro si è anche candidata alle ultime elezioni, proprio cavalcando il tema dei “diritti”. Non ha raggiunto l’1 per cento dei voti.

Fonte: http://www.tempi.it

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