Biblioteche comunali: un buon investimento




Segnali incoraggianti dalle nostre biblioteche comunali: i triestini leggono e sono dei frequentatori abituali delle belle sale piene di libri, cd, dvd e giornali. Ne è tangibile prova l’allargamento dei loro orari di apertura al pubblico, il cui nuovo prospetto è stato presentato venerdì 28 febbraio nel corso di una conferenza stampa dell’assessore alla Cultura Franco Miracco e del direttore del Servizio Biblioteche Civiche, Bianca Cuderi, presso la Sala della Giunta municipale.

Cominciamo con i numeri, cifra visibile di un progetto partito come sperimentazione e ora effettivo visti gli ottimi risultati conseguiti. La “Quarantotti Gambini”, che ha registrato per l’anno appena trascorso il più alto numero di prestiti del FVG, è passata tra il 2010 e il 2013 da 83.000 a 93.498 prestiti. L’“Emeroteca Tomizza” di piazza Hortis 4, aperta nel 2005, nel 2013 ha visto raddoppiare le presenze del 2006 (42.846).

Per quanto riguarda gli orari c’è stato un sensibile ma significativo aumento delle ore giornaliere, avvenuto gradualmente. Qui riportiamo gli orari di adesso e l’aumento complessivo delle ore avvenuto in un arco di tempo più o meno lungo.

La “Stelio Mattioni” di via Petracco 10 a Borgo San Sergio, è aperta il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 19 e il martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 13, con un aumento di 6 ore settimanali.

La “Quarantotti Gambini in via delle Lodole 6 e 7 a San Giacomo è aperta il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; il giovedì dalle 9 alle 19 e il sabato dalle 9 alle 13. L’aumento, avvenuto comunque gradualmente, è di 20 ore settimanali.

L’“Emeroteca Tomizza” è aperta dal lunedì al sabato dalle 9 alle 22.45 e la domenica dalle 10 alle 19 con un aumento di 28,30 ore settimanali.

È una piacevole notizia in un momento critico come il nostro. Il mondo dei libri, in generale, non è che goda buona salute.

Negli ultimi anni infatti si è assistito ad una “riconversione” di gran parte dei tradizionali buoni lettori all’imperante thriller storico medioevale o ai più svariati profumi della “cannella”, delle “rose di mezzanotte” o delle “foglie di limone”, tanto per parafrasare i titoli più gettonati e più ad effetto sulla fantasia un po’ sfibrata del lettore moderno, curioso ma annoiato. Si gioca sull’immagine, sul desueto, sulla sorpresa che un titolo spiazzante provoca, promettendo chissà che storie “intelligentemente” à la page, — ricercatissimo il nonsense, il paradosso, ma sembra che certa stranezza lunatica piaccia assai ai nuovi intellettuali, vedi “Il vecchietto che saltò dalla finestra e scomparve”.

Da frequentatrice assidua e appassionata delle nostre biblioteche comunali cittadine, posso spezzare più di una lancia sul valore di questi “archivi” del pensiero, delle idee e dell’arte. Le cineteche sono ampiamente dotate di film, documentari, pièce teatrali, opera ed operetta, vecchi sceneggiati italiani in bianco e nero (una vera chicca, almeno per la sottoscritta) e tanti, tanti cartoni animati. Questi ultimi poi con molte sorprese, specie per i più “attempati” e nostalgici, che possono ritrovare la cara amica Anna dai capelli rossi, la piccola Heidi, gli indimenticabili vagabondaggi di Remi e del suo maestro Vitali, i deliziosi disegni di Peter Coniglio o le avventure di cappa e spada dell’affascinante e audace Lady Oscar. Sono, questi ultimi, preziose isole di sogno, fantasia e bellezza che possono toccare ancora oggi i cuori dei più piccoli. Non vi è traccia di violenza, di aggressività; si parla di esperienza, di valori, di percorsi di vita ricchi di significato, sia pure filtrati da un intreccio fantasioso con accurati disegni da libro di fiaba.

La “Stelio Mattioni”, nata come una piccola casa del libro, si è trasformata in questi anni in un delizioso “villaggio” immerso nel verde, tra abeti e aceri, in un clima che richiama certi tempietti shintoisti giapponesi. Con il suo stile architettonico moderno ma aggraziato e la lunga teoria di sale in cui sono disposti in bella vista i libri e i film, essa è diventata un piccolo centro di aggregazione per adulti e bambini che spesso trascorrono qui intere mattinate o pomeriggi. Possono leggere, guardarsi un film o ascoltare musica, esplorare con agio i lunghi scaffali in cui si trovano anche libri classici ormai fuori catalogo. Direi che in un’epoca in cui si stampano sempre più libri “inutili” e si tolgono dai regolari circuiti le più preziose perle del vivaio classico, avere biblioteche ben provviste di alcuni frutti della grande letteratura occidentale ha un grande valore.

Nel vasto e arioso open space della “Quarantotti Gambini” si respira la stessa atmosfera. Qui c’è una sezione dedicata esclusivamente ai ragazzi, con numerose iniziative volte a suscitare nei giovanissimi l’amore per la lettura. Se i giovani infatti perdono il desiderio di leggere, se i loro gusti si atrofizzano e si adattano poco a poco alla “bruttezza” di tanti libri oggi in circolazione – brutti nella forma, nel contenuto e soprattutto nelle illustrazioni —, in definitiva se non vengono educati attraverso la lettura al gusto e alla sapienza del “bello”, i classici spariranno e con essi la parte migliore della nostra cultura.

Anche l’“Emeroteca” di piazza Hortis ha guadagnato molto negli ultimi tempi. Di sera, quando ormai nella stagione fredda è buio e sono accesi i lampioni dall’aria piacevolmente demodè, vedere la grande sala illuminata e gremita di gente immersa pacificamente nella lettura ci fa tornare indietro nel tempo. Un tempo dai ritmi più lenti, pacati, in cui ci si poteva soffermare assai più a lungo sulla lettura, sulla conversazione e lo scambio di idee. C’era più tempo per capire, approfondire e fare tesoro ogni giorno di una piccola porzione di sapere.

Investire sulle biblioteche è idea provvidenziale. Specie per le nuove generazioni, che costruiranno la cultura di domani. Frequentarle è più importante di quanto si creda. Ben vengano nuovi e più ampi orari di apertura. È segno che leggiamo, che ricerchiamo, che pensiamo. È segno che Dante aveva proprio ragione quando scrisse — ed è bene che l’uomo lo ricordi sempre e sempre lo rinnovi nelle sue abitudini di vita —: «Fatti non foste a viver come bruti / ma a seguir virtute e canoscenza».

 

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