L'Arcivescovo Giampaolo Crepaldi a ruota libera davanti al Caminetto. Propone le sue valutazioni su una Lettera di Natale, sul patrocinio ad una campagna pubblicitaria triestina, torna con la memoria ai fatti più salienti del 2012 e spinge lo sguardo nel nuovo anno.

Basta strumentalizzare i soliti temi a tutti noti




Eccellenza, questo Caminetto viene pubblicato nel primo numero di Vita Nuova del 2013. Mi permetta comunque qualche domanda sul 2012. Che cosa mi può dire sull’anno appena trascorso?
Le dico che ringrazio il Signore per avermi fatto la grazia inestimabile di avviare l’11 di ottobre, in concomitanza con l’apertura dell’Anno della fede, il Sinodo diocesano, il Sinodo della fede. Un Sinodo per rendere fresca l’esperienza della fede. Un Sinodo chiamato a rinnovare le menti e i cuori dei credenti per renderli pronti ad annunciare con gioiosa convinzione il Vangelo della speranza e della carità agli uomini e alle donne della nostra Diocesi.
Altri motivi per ringraziare il Signore?
Uno in particolare: le ordinazioni. Prima di tutto l’ordinazione episcopale di S.E. Mons. Guido Pozzo, Elemosiniere di Sua Santità Benedetto XVI, un prete del clero tergestino; poi l’ordinazione di tre giovani preti; poi quella di un giovane diacono destinato al sacerdozio e di due diaconi permanenti. Sono il segno consolante e incontestabile di una sorprendente vitalità spirituale della nostra Chiesa diocesana. Sono anche un segno di speranza che consente di guardare al futuro con serena fiducia. Sono, soprattutto, il segno dell’amore provvidente di Dio che guida la sua Chiesa.
Tutto bene o, nel 2012, c’è stato anche qualche motivo di preoccupazione?
Sono rimasto profondamente turbato dai suicidi di due giovani vite. Eventi drammatici che hanno provocato in me molte domande: come deve essere e cosa deve fare la nostra Chiesa diocesana per dare senso e futuro alla vita degli adolescenti e dei giovani della nostra città? Si tratta di domande serissime. L’altro motivo di preoccupazione è stato quello della crisi occupazionale che ha messo in mostra una certa fragilità complessiva del modello di sviluppo della città. La Chiesa ha invitato a riflettere su questi problemi con la Cattedra di San Giusto del tempo dell’Avvento, è intervenuta con un significativo documento del Consiglio Pastorale Diocesano, io stesso ha invitato alla coesione sociale e a scrivere un nuovo patto di cittadinanza. A questo va aggiunto lo straordinario e impagabile impegno caritativo della nostra Chiesa verso i poveri attraverso la Caritas e le parrocchie.
La città ce la farà a uscire dalla crisi?
Sono fiducioso. Le risorse ci sono, soprattutto quelle umane, intellettuali e morali. Bisogna crederci. Io credo in questa città e nel suo futuro.
Resto nel 2012, ma cambio argomento. Nei giorni precedenti le Festività di Natale è apparsa la tradizionale Lettera di Natale di alcuni sacerdoti della nostra regione di contestazione alla Chiesa. Anche questa è diventata ormai una tradizione natalizia, come l’albero o i regali?
È strano che alcuni sacerdoti instaurino una loro tradizione — che dura da dieci anni — alla quale si dimostrano fedelissimi, per criticare la Tradizione della Chiesa e quello che essa insegna non da dieci anni, ma da duemila e non per virtù propria ma su mandato del Signore. Più che una tradizione mi sembra un’abitudine, un’abitudine sempre più scolorita.
I firmatari, però, dicono di farlo non per presunzione ma per passione e come espressione di una fede umile.
Ci sono moltissimi sacerdoti impegnati “in parrocchia, in carcere, sulla strada, nell’accoglienza ai poveri e degli stranieri, per la giustizia e la pace, nell’ascolto di fratelli e sorelle” che umilmente non scrivono lettere perché pensano che dalla Chiesa abbiano più da imparare che da insegnare.
Nella Lettera si esprime la “propria convinta partecipazione al movimento che si estende in tutta Europa per una riforma urgente e significativa della Chiesa”.
La riforma della Chiesa avviene sempre nell’unità, in comunione con i Pastori, nell’alveo della tradizione, nella fedeltà alla dottrina insegnata dagli Apostoli. Altrimenti chi stabilisce i criteri della riforma? La vera riforma è quella che sta guidando Benedetto XVI, non quella del gruppetto dei preti di frontiera.
Sempre nella Lettera si dice che la Chiesa riafferma in modo automatico che solo la fede può portare la salvezza senza chiedersi quale fede, quale Dio, quale Gesù…
La fede ci dice che l’unico vero Gesù è quello che si incontra nella Chiesa. Però ora potremmo passare a qualche altro argomento?
Va bene, restando ancora nel 2012. Cosa pensa del patrocinio dato dalla Provincia e dal Comune alla campagna sugli autobus contro l’omofobia con scene di coppie omosessuali?
La prima cosa che penso è che si era appreso che alla conferenza stampa di presentazione della campagna erano stati invitati importanti personaggi del Comune e della Provincia, che però poi non si sono fatti vedere …
Cosa vuol dire?
Che si lancia il sasso e poi si nasconde la mano. Per coerenza non si dovrebbe nemmeno lanciare il sasso.
E nel merito cosa ha da dire?
Ne ha già parlato lei su Vita Nuova on line … e ne ha parlato bene. Mi sorprende però il silenzio … a parte Vita Nuova.
Negli ultimi giorni dell’anno Vita Nuova ha lanciato due nuove iniziative di comunicazione: la collana di libri “Trieste Vita Nuova” e Vita Nuova on line, il nuovo portale multimediale del nostro settimanale. Vuol dire qualcosa su queste iniziative?
La Chiesa di Trieste sta mettendo in piedi un articolato sistema comunicativo all’altezza dei triestini e dei tempi. Il settimanale cartaceo rimarrà come strumento di approfondimento e riflessione oltre che di informazione. Negli ultimi anni è stato potenziato nella grafica, nei contenuti e nel livello giornalistico. Ora vi abbiamo aggiunto la Collana di libri, iniziata col volume “La fede ragionata” in cui il direttore ha raccolto i suoi primi cento editoriali, dando così un’idea globale del pensiero che sta dietro Vita Nuova. Nella mia Introduzione a questo libro spiego natura e finalità della Collana, aperta a tutti coloro che abbiano qualcosa da dire di positivo e di propositivo per Trieste. Infine, il 21 dicembre scorso, abbiamo messo in rete Vita Nuova on line. Essa si aggiunge ai precedenti due strumenti e copre un settore di avanguardia nella comunicazione. Qui metteremo in campo linguaggi nuovi. Vorrei anche ricordare la ristrutturazione del sito della Diocesi, già realizzata da tempo. Il tutto configura, come ripeto, non uno o più strumenti, ma un “sistema comunicativo”, un insieme di strumenti articolati e coordinati.
Molte testate sono in difficoltà, la carta stampata è tallonata da internet, la pubblicità è in diminuzione … nel campo dell’informazione non si respira un’aria buona. La diocesi di Trieste è in controtendenza?
La crisi e le difficoltà non sono mai ultimamente di ordine materiale. Ciò che conta è la fede o, come si dice in linguaggio profano: “crederci”. Il Vescovo, e con lui tanti suoi collaboratori, crede alla necessità che la Chiesa di Trieste comunichi, senza con ciò assolutizzare o esaltare oltre misura questi strumenti tecnici. Il resto viene da sé: le risorse umane, le idee, le graduali soluzioni ai problemi concreti … Però quello che lei dice è vero: la nostra è una positiva controtendenza.
Il 21 dicembre scorso il Presidente del Consiglio Mario Monti si è dimesso ed è iniziato ufficialmente il periodo elettorale: il 24 febbraio eleggeremo il nuovo Parlamento. Qui da noi ci saranno però anche le elezioni regionali. I prossimi mesi saranno quindi molto caldi … come valuta queste cose la Chiesa di Trieste?
La Chiesa di Trieste non farà politica, ma non si asterrà dal dire la sua sulla questione politica e sull’agenda politica. Anche Cesare, a cui pure va dato quanto è suo, ha dei doveri verso Dio.
Sul piano nazionale come vede la presenza dei cattolici?
Tranne l’importante discorso del Card. Bagnasco tenuto a Todi 1, dai due Convegni di Todi non è uscito un granché. Per il futuro immediato, auspico che i cattolici tengano fede, in modo esplicito e coerente, a certi principi e valori.
E della salita di Monti in politica cosa mi dice?
È un fatto che va seguito… Non gli riserverei un’attenzione distratta o superficiale…
In ambito politico, di solito la Chiesa fa delle raccomandazioni morali. È sufficiente?
Mi permetta qualche precisazione su questo tema delicato e attuale. La prima: la Chiesa non è un’agenzia etica che sforna raccomandazioni morali per il buon funzionamento delle istituzioni politiche. La seconda: è purtroppo vero che spesso uomini di Chiesa ed anche laici si attengono a discorsi moralistici sui valori: il bene comune, la solidarietà, gli ultimi … e poi finanza etica, democrazia senza corruzione, ambiente. Tutte cose giuste, ma anche tutte cose generiche e ininfluenti, se non vengono specificate culturalmente prima e politicamente poi. Specificare i valori sul piano culturale prima e su quello politico poi: questa è la sfida e anche il grande compito dei cattolici se intendono dare un contributo positivo a sciogliere il nodo intricatissimo dell’odierna  crisi della politica e della sua prassi.
E in Friuli Venezia Giulia?
La situazione è in evoluzione e il quadro politico dentro il quale i cittadini dovranno scegliere il Presidente regionale non è ancora chiaro. In questo momento mi sento di dire solo due cose. La prima è che auspico che ci siano candidati cattolici e non solo cattolici candidati. Faccio mia la preoccupazione del Papa per una nuova generazione di cattolici in politica. Per dare il mio contributo ho fatto uscire la seconda edizione del mio libro “Il cattolico in politica” proprio alla vigilia della competizione elettorale. La seconda cosa che mi sento di dire è che bisogna tenere per fermi i criteri fondamentali, le cose che contano di più perché sono l’architrave della convivenza: la vita, la famiglia, la libertà e la giustizia sociale. Prima di tutti gli altri pur importanti argomenti, bisogna tenere ben presenti questi.
Cosa auspica per la città di Trieste nel nuovo anno?
Nel 2012, specialmente verso la fine dell’anno, abbiamo assistito al solito battibecco, punteggiato da critiche e osservazioni non raramente strumentali, a proposito dei soliti temi a tutti noti. Mi auguro che nel 2013 questo clima di individuazione di un capro espiatorio, di un “colpevole”, finisca e che cominci un tempo di comune responsabilità. La città poi deve amare il Porto e le Generali senza troppi se o ma, perché senza di loro il futuro è a rischio. Comunque, nonostante il terzo appuntamento della Cattedra di San Giusto sia andato come è andato, la Chiesa triestina non farà mancare il suo contributo nel creare occasioni di dialogo per il bene della città.
E cosa vede nell’immediato futuro per la Chiesa di Trieste?
Vedo soprattutto la conclusione del primo anno del Sinodo diocesano. Le commissioni sono già al lavoro. Invito tutti a seguire questo importante evento della nostra Chiesa e a pregare per il suo buon esito. Non dimentichiamo però che la vita della Chiesa è soprattutto nella normalità della vita cristiana. La preghiera, i sacramenti, la Santa Messa, il catechismo, le piccole e grandi opere di carità, la vita di comunione fraterna, la famiglia, l’educazione cristiana dei figli, il lavoro vissuto santamente. La vita della Chiesa è prevalentemente una vita nascosta e il Vescovo sarà vicino anche nel 2013 a tutti coloro che la vivranno nella semplicità della loro fede.

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