Più private, più grandi, tutte uguali. Intervista a Giovanni Lazzaretti su una riforma ingiusta e pericolosa.

Banche di Credito Cooperativo: Renzi le ha definitivamente private della loro anima




Parla Giovanni Lazzaretti, San Martino in Rio (Reggio Emilia), esperto di Dottrina sociale della Chiesa e di sistema bancario.
Cosa sono le Banche di Credito Cooperativo?
Le BCC sono la deformazione dell’idea originaria delle Casse Rurali, attuata attraverso il Testo Unico Bancario 1993 che creò il concetto di banca universale di natura imprenditoriale e tolse la separazione fra banche commerciali e banche d’affari.
Dal 1993 le BCC sono banche come tutte le altre, pur conservando traccia della struttura originaria: società cooperative per azioni a responsabilità limitata; soci con un legame territoriale; un socio un voto, indipendentemente dal numero di azioni; credito prevalentemente per i soci; 70% degli utili netti a riserva; ecc.
Il TUB 1993 separa le BCC dalle loro origini e le invita a diventare “grandi”, con fusioni che le portino a essere Banche Popolari o SpA.

La loro origine ha un rapporto con il mondo cattolico e la Dottrina sociale della Chiesa?
Friedrich Raiffeisen, ideatore delle Casse Rurali, era uomo di profonda formazione cristiana, ma protestante. Leone Wollemborg, che fondò la prima Cassa Rurale italiana a Loreggia (PD) nel 1883, era liberale ed ebreo.
La prima Cassa Rurale cattolica nasce nel 1890 con don Luigi Cerutti a Gambarare (VE), un anno prima della Rerum Novarum. L’enciclica fa da detonatore: nel 1897 le Casse Rurali cattoliche sono 904, in rapporto di 7 a 1 rispetto a quelle liberali.
E’ quindi un’idea non cattolica, esplosa nel mondo cattolico, anticipando e realizzando la Rerum Novarum.

Quali sono i principali aspetti della riforma Renzi?
Creazione di una holding unica con capitalizzazione minima di un miliardo, con le BCC che avrebbero la maggioranza del 51%. Le BCC con patrimonio netto superiore ai 200 milioni possono stare fuori dalla holding, ma devono trasformarsi però in SpA.
E’ il nuovo “colpo di acceleratore” dopo il TUB 1993: sistema bancario tutto privato e tutto SpA, la morte della “biodiversità bancaria”.
La riforma non serve a nulla. Le BCC hanno un indice di solidità bancaria CET1 al 16,3% (12,3% la media delle altre banche, 7% il minimo richiesto dalla BCE per il 2015), e un TCR di 16,7% (15,1% le altre banche, 10,5% minimo BCE).
Significativo vedere come lavorano i giornali a supporto: le BCC “devono fare i conti con un pesante fardello di sofferenze, eredità della crisi e di gestioni talvolta poco accorte”, “una BCC su 10 ha crediti malati superiori al 20% dell’intero portafoglio crediti”, “nelle BCC l’incidenza dei crediti anomali è salita dal 10 al 17,5% tra 2011 e 2014, mentre l’intero sistema bancario è a 16,8%”.
Analizziamo:
– Gestioni talvolta poco accorte: esattamente come le altre banche.
– CET1 e TCR: stanno decisamente meglio le BCC rispetto alle altre banche,
– Una BCC su 10: non significa nulla se non viene fornito il medesimo parametro per le altre banche.
– Aumento crediti anomali 2011–2014: sono cresciuti per colpa della crisi economica generata dalle ALTRE banche (il film “La grande scommessa” meritava l’Oscar dei risparmiatori).
L’uso dell’indice dei crediti anomali è quindi la scusa per giustificare l’operato del governo, dannoso per l’economia, utile per la finanza.
La realtà è invece che “piccolo è bello”, che i danni planetari vengono dalle grandi banche, e che la morte delle BCC sarà l’ennesimo colpo a un povero Paese.

Come valuta nel complesso l’azione del Governo nei confronti del sistema bancario?
“L’azione del Governo” non esiste, esistono “le azioni fatte fare ai governi da parte del mondo finanziario”.
Renzi ha avuto il compito di sistemare le Popolari e le BCC. In più ha avuto il compito di gestire i primi esperimenti di fallimenti bancari mascherati da salvataggi. Mediaticamente è stato bravino: è riuscito a parlare alla Leopolda mentre fuori la polizia teneva a bada non i ladri, ma i derubati.
La valutazione dell’operato è negativa, ma va vista nell’ambito della “lunga marcia” gestita da Draghi fin dal 1991, non sulle azioni del singolo governo.

Come valuta in particolare l’intervento su Banca Etruria?
L’intervento è una messa a punto del sistema prima dell’arrivo dei salvataggi-fallimenti a catena. Nelle 4 banche fallite le obbligazioni subordinate ammontavano a qualche centinaio di milioni. In giro ce ne sono per 65 miliardi, di cui 35 in mano alle famiglie (che non sanno di avere in mano delle “quasi azioni” e non delle obbligazioni). Quando si profilerà un nuovo fallimento, gli investitori di peso si libereranno per tempo di queste obbligazioni, e il danno resterà alle famiglie.
Hanno fatto l’esperimento, hanno promesso interventi per i risparmiatori, non li hanno fatti, hanno visto che non c’è rivolta di popolo: basterà far fallire le banche con ritmo oculato, e la protesta potrà essere contenuta con facilità.
Non accenno alla ministra Boschi e alla sua parentela, non è questo il problema. Il problema è che il sistema bancario ha giocato d’azzardo, ha perso malamente, e adesso porta i risparmiatori al tavolo da gioco a pagare le perdite.
Il pessimo intervento su Banca Etruria è una sorta di “atto dovuto”: così doveva essere, brutto, doloroso, silenziato.

Una risposta a “Banche di Credito Cooperativo: Renzi le ha definitivamente private della loro anima”

  1. Carlo Czz ha detto:

    se don Guetti potesse ancora parlare in termini cristiani a certi moderni cattolici sedicenti adulti e democratici, gliene direbbe e forse gliene darebbe …; o forse no, perché potrebbe aver esaurito voce e forze nel tentare correzione fraterna ai dirigenti di troppe banche di credito cooperativo che sull’anima e il cristianesimo la pensano all’incirca come Odifreddi secondo il quale il Buddismo è più scientifico del cristianesimo perché non parla di anima.
    https://dl.dropboxusercontent.com/u/44890663/Educazione/Signific/Neologismi/anima%20-%20equivoci.htm

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