Da molto tempo la famiglia subisce attacchi. Nei suoi confronti è in atto un bombardamento continuo. Però da un po' di tempo qualcosa è cambiato. In peggio. Vediamo cosa.

Attacchi alla famiglia: cosa succede?




Negli attacchi odierni alla famiglia c’è qualcosa di radicalmente nuovo rispetto al passato. Questo qualcosa di nuovo si chiama “ideologia del gender”. Vediamo di cosa si tratta e perché si tratta di qualcosa di nuovo.

Gender significa “genere” e per un certo tempo la parola era stata adoperata come sinonimo di “sesso”. I generi erano considerati due, come i sessi. Si parlava, per esempio, di “questioni di genere”, intendendo le questioni circa i rapporti tra uomo e donna nella società.  Gli “studi di genere” consideravano le differenze e le complementarietà tra maschile e femminile. La “parità di genere” era la questione della parità di diritti e doveri tra uomo e donna. Anche le “pari opportunità”, da cui anche il ministero, erano intese in questo senso.

Da molto tempo, però, così non è più. La parola genere ha preso a significare l’identità sessuata che uno sceglie di darsi. In questo senso si contrappone ormai alla parola sesso. Quest’ultima indica l’identità sessuata avuta per natura, incorporata in un fisico anche se non si riduce a fattori materiali, ma ne implica molti altri di tipo psicologico, affettivo, spirituale. Essere maschio o femmina non vuol dire solo essere diversi fisicamente, ma non sarebbe possibile senza la differenza  anche fisica. Dal punto di vista del sesso il corpo maschile e femminile non dicono solo una diversità materiale, ma sono il progetto di una complementarietà personale. La parola sesso, quindi indica una identità ricevuta e non scelta. Essa rimanda alla natura, ad un disegno su di noi che non ci siamo dati noi e, cristianamente parlando, rimanda al creato e al Creatore.

La parola genere, invece, presuppone una antropologia post-naturale. Essa ritiene che l’identità sessuale sia opera della cultura, dell’ideologia, della società e della scelta dell’individuo. Il genere è il sesso che è transitato dalla natura alla storia. Avere una identità sessuata per natura è considerata una imposizione. Se io sono fisicamente maschio ma mi sento donna e voglio essere donna, sarò di genere femminile, pur se di sesso maschile. In ogni caso, anche se mi sento quello che sono: nessuno me l’ha chiesto. Il genere è elettivo, lo si sceglie, il sesso è ascrittivo, ce lo troviamo già dato. Il genere è libertà e il sesso costrizione. La società debole di oggi, che identifica la libertà con  il desiderio, rifiuta i legami ascrittivi e li vuole sostituire con quelli elettivi. Se una cosa non è scelta e voluta non ha valore.

Una prima conseguenza di questa impostazione è che i generi diventano molti. I sessi erano due, i generi sono molti. Ai maschi e femmine eterosessuali, si aggiungono i gay e le lesbiche, poi i transessuali. Dai diversi incroci gli esperti hanno concluso che ci sono 14 generi, ossia 14 orientamenti sessuali diversi, compresi coloro che passano indifferentemente dall’eterosessualità all’omosessualità, tendenza oggi in grande aumento.

Una seconda conseguenza è che, se il genere lo si sceglie, la possibilità di farlo diventa un diritto. Un diritto civile che la legge deve promuovere e tutelare. Ne consegue anche che negare l’esistenza di più orientamenti sessuali e limitarli a due viene concepito come una discriminazione e una forma di intolleranza. Se esiste il diritto a scegliere il proprio sesso, tutte le scelte possibili devono essere ammesse e tutte devono essere collocate sullo stesso piano: essere eterosessuale o omosessuale è solo diverso. Quando si parla di diritti da rispettare si entra nell’ambito pubblico. L’ideologia gender, quindi, vuole che sia riconosciuta pubblicamente l’equivalenza tra omo ed etero, vuole che sia prevista per legge l’indifferenza della scelta del genere per rispetto di un presunto diritto dell’individuo a poterne scegliere uno a suo piacimento.

Ecco perché stiamo assistendo ad una serie di leggi che intendono garantire questo. In Italia il quadro giuridico è stato fissato dalla “Strategia” dell’UNAR e del Ministero per le pari opportunità contro la discriminazione di genere. Uno può pensare che per discriminazioni di genere si intendano qui le discriminazioni nel trattamento delle donne rispetto agli uomini. Era così una volta. Oggi per discriminazioni di genere si intende le discriminazioni degli omosessuali o dei transessuali. L’Italia è agli ultimi posti nelle statistiche del Piew Forum per quanto riguarda tali discriminazioni. In altri termini il nostro Paese viene considerato omo-friendly.  In cosa consisterebbero allora queste discriminazioni? Nel fatto, per esempio, che non c’è ancora una legge che prevede il matrimonio omosessuale; oppure nel fatto che a scuola si insegni l’educazione sessuale dicendo che il coito è di un tipo solo.

Queste “Strategie” ministeriali hanno fissato il quadro e la strada da percorrere. In seguito è nata la READY, ossia una rete tra i Comuni contro la discriminazione di genere. Capita così che le scuole pubbliche stipulino delle convenzioni con i Comuni e le Asl per corsi di formazione per docenti contro la discriminazione di genere, in cui si insegna ad insegnare che i sessi non esistono più. Capita anche che i corsi di educazione sessuale nelle scuole pubbliche siano svolti secondo questi criteri antidiscriminazione e che anche ai nostri ragazzini siano spiegati tutti i vari tipi di anticoncezionali e preservativi da usare sia in relazioni etero che omo. Spesso i docenti di questi corsi sono forniti dalle associazioni gay e lesbiche. Il liceo Mamiani, a Roma, ha abolito i termini padre e madre sui documenti scolastici sostituendoli con genitore A e genitore B.

Rientra nel quadro delle Strategie UNAR anche la legge Scalfarotto, contro la quale si stanno battendo, piuttosto solitarie, a dire il vero, le Sentinelle in Piedi. La legge “contro l’omofobia”, con la scusa di combattere l’omofobia, combatte la naturale diversità complementare maschio-femmina, la considera uno “stereotipo sessuale”. Una forma di negazionismo della natura umana che si vuole imporre anche a chi negazionista non è. In base a questa legge, chi dovesse sostenere in pubblico che esiste solo un matrimonio, quello tra uomo e donna, o che l’omosessualità è un disordine che,  come tale, non può pretendere un riconoscimento pubblico, sarebbe penalmente perseguibile. La “causa di salvaguardia” introdotta nel testo di legge per proteggere i rappresentanti delle religioni che in questi campi si vogliano attenere ai loro testi sacri, non dà sufficienti garanzie. All’estero, dove queste leggi esistono già, ci sono stati molti casi di multe e carcere per reati di questo genere. Di recente, in conformità con la Strategia UNAR, è stata emanata anche una direttiva per i giornalisti, i quali pure non potranno scrivere se non nel rispetto dell’ideologia gender.

Già oggi, nelle scuole, gli insegnanti non insegnano più che esiste un solo tipo di famiglia e che c’è un solo tipo di sessualità naturale. Non se la sentono più, ci vuole ormai coraggio. Dopo l’approvazione di queste leggi lo faranno ancor di meno, fino a non farlo più. La famiglia sparirà quindi dall’educazione. Si educheranno individui neutri, asessuati, privi di identità, ai quali la loro identità naturale non dice pià nulla, non rappresentando per essi nessuna vocazione ma un impedimento. Il sesso diventerà solo tecnica, perché inteso come indifferente alla propria identità sessuata. Se un’insegnante individuerà in qualche suo alunno in fase puberale delle incertezze nella percezione della propria identità sessuata non potrà più intervenire per aiutarlo. Ci sono già scuole materne in cui ci si astiene dall’educare i maschietti in modo diverso dalle femminucce e ci sono perfino genitori che prolungano artificialmente la fase della pubertà dei figli, sostenendo che dovranno essere loro a scegliere se essere maschi o essere femmine.

Un passo fondamentale è l’approvazione delle Unioni civili. Questa è la porta che fa passare tutto il resto. Si dice: perché a due omosessuali conviventi non possono avere riconosciuti dei diritti? Risponderemo dopo a questa domanda. Siccome però molti non sanno rispondere, le Unioni civili passano sulla spinta dell’ideologia gender. E quando passano, poi arrivano ben presto al matrimonio. Non c’è stato un Paese in cui le Unioni civili siano rimaste tali, esse sono la porta aperta verso il matrimonio omosessuale e per questo vengono richieste e perseguite.

Dal 1978 esiste una tecnica che si chiama fecondazione in vitro. Essa è permessa anche in Italia, anche se in forma ristretta. Questo significa che dire matrimonio omosessuale vuol dire diritto ad avere un figlio. Non solo l’affidamento, che è già aberrante in sé, ma avere un figlio. La proposta di Renzi sulle Unioni Civili in pratica vuole portare a questo. Due omosessuali non possono “avere” un figlio. Lo possono però ordinare. Ci sono le banche del seme. Si fa tutto in internet, compreso il contratto. Una volta ordinati spermatozoi ed ovociti e una volta effettuato il concepimento in vitro – lasciamo stare qui la questione degli embrioni – due omosessuali maschi non possono farsi impiantare in utero l’embrione umano e quindi ricorrono allo spregevole mercato dell’utero in affitto. Triste prestazione, quella di queste donne, che oggi qualcuno vuol presentare come un atto altruistico di solidarietà. Triste mercato quello degli uteri in affitto, un nuovo sfruttamento dei Paesi poveri per permettere di avere figli alle coppie gay dei Paesi del benessere.

Ecco allora dove conduce l’ideologia gender. E’ evidente che qui siamo ben oltre la questione morale dell’omosessualità. Siamo anche oltre la questione delle cause dell’omosessualità. Sbagliano quelli che dicono: riconosciamo i loro diritti come coppia sulla base dei diritti individuali previsti dalla Costituzione senza interessarci se sono omosessuali o meno in quanto la legge non mette il naso sotto le lenzuola. Una tesi simile è sostenuta anche in ambito cattolico. Io stesso ho denunciato sulla stampa il cosiddetto documento di Portogruaro, afferente alla diocesi di Pordenone, che ha sostenuto di recente proprio questo. Anche dei Vescovi si sono lasciati andare a posizioni di questo genere. Bisogna invece  capire che si tratta di ben altro. Qui siamo sul fronte alla negazione delle relazioni naturali e allo spappolamento della famiglia, della procreazione, della filiazione, dei ruoli parentali, della stessa possibilità di adoperare con un senso le parole madre e padre, fratello e sorella. Avremo famiglie a rete e dalle mille intersezioni che sarà molto difficile considerare ancora famiglia. Oggi un bambino può avere fino a sei genitori diversi, tra biologici e sociali. Negli Stati Uniti fanno già le trasmissioni televisive di “fratelli” biologici che devono la loro esistenza ad incroci di anonimi donatori di seme (padri e madri sconosciute) e che si cercano e si incontrano in diretta. Quale sarà la famiglia di quel bambino figlio di sei genitori diversi? Aggiungete separazioni, divorzi, filiazione di coppie omosessuali. Tutto ciò merita un riconoscimento pubblico? Tutto però comincia con la legalizzazione delle convivenze. Se è possibile una convivenza a due, indifferentemente su chi sono i due, perché non una convivenza a tre o a quattro?

Proviamo ora a rispondere proprio a questa domanda.

Se l’identità sessuale si sceglie, all’inizio non c’è una coppia ma due individui. Due individui asessuati, dato che la sessualità si sceglie “dopo”, è un fatto sociale e non naturale. Ma due individui asessuati sono solo due individui che si accostano l’uno all’altro ma che non si integrano, si sommano ma non fanno una società, parola questa che implica una comunione e quindi una complementarietà, vale a dire la possibilità di completarsi a vicenda. Da una coppia di individui non potrà mai derivare una società, oppure deriverà una società come somma di individui a se stanti, accostati o ammucchiati l’uno all’altro.

La società e la socialità possono nascere solo da una coppia eterosessuale, non da due individui indifferenti alla propria identità sessuale. Infatti, solo la coppia maschio-femmina è aperta alla vita, e quindi genera la società, ed è reciprocamente complementare e quindi genera la socialità come accoglienza. Ciò è talmente vero che, in fondo, il ruolo maschio-femmina, è riprodotto anche in una coppia omosessuale. L’accoglienza richiede la differenza complementare. Se non c’è complementarietà nella coppia di origine non ci sarà poi mai più.

La società non può vivere quindi di individui accostati e di rapporti tecnici. Al di fuori della complementarietà naturale i rapporti possono essere solo tecnici. La sessualità, al di fuori dell’eterosessualità aperta alla vita, si riduce a tecnica, indifferente alla qualità della relazione. L’ideologia del genere ha fatto crollare la sensibilità circa il sesso come valore in forme che la vecchia rivoluzione sessuale non conosceva, anche se ne era l’anticamera. Quando paolo VI scrisse la Humanae Vitae nel 1968, pochi o nessuno era disposto a considerarla un’enciclica sociale. Ed invece, condannando il divorzio tra sessualità e procreazione, Paolo VI aveva previsto tutte le derive che abbiamo oggi davanti a noi. Separata sessualità e procreazione, la dimensione tecnica faceva irruzione nella sessualità fino a renderla indifferente ai generi con i quali si consuma. Ma può la società vivere di tecnica? Se la tecnica è massicciamente presente nella coppia che sta all’origine della società non lo sarà poi in tutti gli altri ambiti della vita? In Svizzera nelle scuole elementari ci sono i sex-box: c’è la vagina di peluche e il pene di plastica. Di recente l’OMS Europa ha diramato delle direttive  molto precise sull’educazione sessuale nel rispetto delle differenze di genere. Si invita ad abituare i bambini della scuola materna a perlustrare il loro corpo e i più grandicelli a masturbarsi. Li si invita anche a fare le prime esperienze di contatto con ragazzini e ragazzine del proprio sesso. In Francia, il ministro Peillon ha introdotto i nuovi corsi di educazione sessuale, dove si insegna ai bambini cosa sia il sesso orale. Per non discriminare, naturalmente.

 

Ma la società non può nemmeno vivere senza natura, ossia senza un senso che la precede, un progetto su di essa, una mappa delle relazioni umane fondamentali da rispettare, un quadro per  stabilire quando viviamo in modo ordinato e quando in modo disordinato. La natura è come una lingua che ci dice chi siamo e come dobbiamo impostarle nostre relazioni per vivere bene. Se la società prende congedo dalla natura, dove andrà a prendere i criteri per quelle relazioni? Se non ce li dà la natura non ce li darà il più forte? Non prevarrà l’arbitrio? Ed infatti sembra proprio che oggi siano i poteri forti a volere questi cambiamenti e ad imporli con un metodo scientifico. La Corte interamericana per i Diritti umani ha condannato il piccolo Stato del Costa Rica perché non ha ancora una legge che prevede il matrimonio omosessuale.  Gli anni della amministrazione Obama hanno “omosessualizzato” gli Stati Uniti. L’Unione Europea preme in modo indecente sui Paesi membri su queste cose nonostante non siano di sua competenza. Abbiamo evitato per un pelo la mozione Estrela, che voleva imporre l’ideologia gender, ed ora ce la ritroviamo davanti come mozione Lunacek, approvata proprio ieri dal Parlamento Europeo. La  studiosa belga Marguerite Peeters ha appena pubblicato un libro di denuncia degli organismi internazionali, soprattutto le agenzie ONU, per l’ideologia gender che essi vogliono a tutti i costi applicare, sostenendo che tutto ciò è finalizzato alla denatalità: un neo-malthusianesimo sotto diverse forme. Ai Paesi poveri si pone il ricatto: o nuove leggi sul matrimonio omosessuale e l’inseminazione artificiale o niente aiuti economici. Agli Stati che vogliono entrare nell’Unione Europea si fa il chek up delle loro leggi in materia. Coloro che, come l’Ungheria, non ci stanno, sono isolati e boicottati. La lotta è di Davide contro Golia. Eppoi la chiamano democrazia, li chiamano diritti dei più deboli e la chiamano giustizia.

In conclusione di questo mio intervento, vorrei toccare però un punto che, come cattolici, ci riguarda molto da vicino e non può non starci a cuore. Il lessico della religione cattolica è un lessico familiare e sessuale. Togliete le parole padre, madre, fratello, sorella, famiglia e non potrete più esprimere le verità della nostra fede. Togliete queste esperienze dalla vita dei nostri bambini e non capiranno più l’annuncio di Cristo. E’ questo il dato più drammatico. Si vuole togliere la natura, ma il vero scopo è di togliere la sopranatura. Engels diceva: “dopo che si è compreso che la famiglia terrena è il segreto della sacra famiglia, è la prima che deve essere criticata teoricamente e sovvertita nella pratica». Ma lo scopo finale è distruggere la Sacra Famiglia.

 

2 risposte a “Attacchi alla famiglia: cosa succede?”

  1. Sara ha detto:

    PURTROPPO E’ VERO,TUTTO VERO

  2. Donatella ha detto:

    Grazie, condivido la sua dettagliata e molto molto ben argomentata analisi. Devo dire che leggendo mi verrebbe da disperare ma credo in DIO, aspetto il trionfo di MariaSs. che non per nulla appare cosí spesso in questi ns. tempi bui e confido nell armonia nell equilibro insito nella natura umana fatta dal Creatore e proprio perche fatta da LUI, la feriranno la sporcheranno, ma non riusciranno a distruggerla riemergerá sempre con forza la bellezza la sapienza dell amore ordinato secondo DIO perché LUI é la fonte e il fondamento di ogni “cosa”.

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