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60 anni dopo: o l’Europa inverte la marcia o muore




Sabato scorso 25 marzo i Capi di Stato dei 27 Paesi aderenti all’Unione Europea hanno riconfermato con la firma i Trattati di Roma di 60 anni fa. Hanno ri-firmato i Trattati. Quella firma è stata un segno di forza o di debolezza per l’Europa? Per la retorica politica doveva essere un segno di forza. Di fatto è stato un segno di debolezza, quasi una forzatura: si era addirittura temuto che qualcuno non firmasse: il successo antieuropeista alle recenti elezioni olandesi, anche se non vincente, faceva e fa temere; l’Inghilterra ha iniziato il percorso per la sua uscita definitiva; c’è apprensione per il prossimo voto francese e, soprattutto, continuano le liti, i sospetti, i trabocchetti.

Il fatto è che chi è al potere chiama “populismo” quanto invece è semplice buon senso. Il Presidente della Commissione europea Junker ha fatto sapere al nostro governo che si aspetta una manovra di assestamento del bilancio. Junker non è stato eletto da nessuno, è state designato politicamente dall’apparato dell’Unione, e il presidente italiano Gentiloni finirà per obbedire. L’Unione europea doveva essere a servizio del bene degli Stati, delle nazioni e dei popoli. Si è invece sovrapposta ad essi, dettando legge tramite uno stuolo di funzionari non eletti. Il principio di sussidiarietà non è stato rispettato. La creatività delle società più basse e quindi più vicine alla persona è stata sacrificata alle società più alte ossia più lontane dalla persona. Più il potere è lontano e anonimo e meno può essere controllato. Così accade oggi per il potere dell’Unione europea.

Per di più questa Unione ha anche elaborato e imposto una sua religione civile, incentrata sostanzialmente nel principio di autodeterminazione dell’individuo. Su tutte le questioni deve comandare il desiderio individuale e la legge si deve adeguare. E’ per questo che l’Unione europea sta costruendo una cultura del nulla e sta plasmando una società civile europea senza identità. Sul piano della difesa della vita e della famiglia, dall’Unione europea vengono solo pericoli.

Molti sostengono che per risolvere questi problemi bisogna cedere nuove quote di sovranità nazionale all’Unione europea, per esempio eleggendo un parlamento europeo vero e proprio e un governo europeo. Penso che invece la cosa da fare sia esattamente il contrario. Non solo nel senso di recuperare sovranità nazionale ma anche nel senso di ridare sovranità ai livelli che stanno anche più in basso dello Stato, alle comunità territoriali e civiche, alle regioni e ai municipi. L’Europa dovrebbe essere una comunità di comunità, invece si assiste ad un gelido appiattimento di tutti i livelli di libertà civica da parte di una classe di funzionari al loro interno omogenea e che funziona per cooptazione.

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